Agrigento

L’inchiesta sul “sistema Campione” non passa al riesame: liberi tutti (Arnone scarcerato)

Il sistema di complicità sarebbe stato molto esteso

Pubblicato 3 anni fa

Tutti liberi: gli otto indagati della maxi inchiesta “Waterloo, sul cosiddetto “sistema Marco Campione” – ovvero la rete criminale che, secondo la Procura di Agrigento, sarebbe stata messa in piedi dal presidente di Girgenti Acque – finiti in carcere il 23 giugno, sono stati scarcerati.

L’ultime decisione in ordine di tempo, adottata dal Tribunale del Riesame, riguarda l’ex presidente di Hydortecne Pietro Arnone, 58 anni. I giudici hanno accolto l’istanza di riesame del difensore, l’avvocato Giuseppe Dacquì, e hanno annullato l’ordinanza cautelare, emessa dal Gip di Agrigento Francesco Provenzano, che non aveva convalidato il fermo ma aveva applicato gli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico. Qualche ora prima erano tornati in libertà, sempre per effetto della decisione del riesame, il personaggio chiave dell’operazione, ovvero Marco Campione e altri tre indagati: Calogero Patti, 53 anni, dipendente di Girgenti Acquee il direttore generale di Girgenti Acque, Giandomenico Ponzo, 54 anni. e Angelo Piero Cutaia, 51 anni, direttore amministrativo della società che gestiva il servizio idrico fino al commissariamento, avvenuto nel 2018 in seguito all’inchiesta.

L’istanza di riesame dei legali (Campione è difeso dagli avvocati Lillo Fiorello e Omar Giampaolo Mohamed Amhed, gli altri due da Giuseppe Scozzari) è stata accolta. L’imprenditore, unico rimasto in carcere dopo la convalida, è tornato a casa ieri sera. Gli altri due indagati hanno ricevuto la notifica della revoca degli arresti domiciliari nella loro abitazione. Le motivazioni di due diversi collegi del tribunale del riesame saranno rese note entro 45 giorni. I difensori hanno insistito a lungo su due aspetti. Innanzitutto la circostanza che la società è commissariata da tre anni e che i fatti contestati sono molto vecchi, in parte prescritti e – in definitiva – non esiste alcuna attualità delle esigenze cautelari. Nel merito è stata sostenuta l’assenza di gravi indizi del reato di associazione a delinquere.

Il pool di pm della Procura – coordinato dal capo dell’ufficio Luigi Patronaggio, dall’aggiunto Salvatore Vella e composto dai pm Sara Varazi, Antonella Pandolfi e Paola Vetro – ipotizza una collaudata rete di corruzione in grado di garantire impunità alle imprese di Campione. Il sistema di complicità sarebbe stato molto esteso e avrebbe consentito al presidente di Girgenti Acque, attraverso la distribuzione di incarichi, posti di lavoro e consulenze di vario tipo, di interferire sulla vita amministrativa, di avere controlli nulli o favorevoli e di gestire in sfregio a numerose norme milioni di euro di soldi pubblici.

Ogni ambito della vita politica, istituzionale e professionale, sostiene l’accusa, aveva ampie fette di asservimento. Oltre a Campione, Arnone, Patti, Cutaia e Ponzo, due settimane fa, erano finiti in carcere il commercialista Igino Della Volpe, 63 anni, membro del consiglio di amministrazione di Girgenti Acque e gli ingegneri Francesco Barrovecchio, 61 anni, responsabile tecnico di Hydortecne e Calogero Sala, 61 anni, direttore tecnico e progettazione di Girgenti Acque.

Il decreto di fermo, emesso nei loro confronti dalla Procura, non aveva retto neppure al vaglio dei Gip di Agrigento, Verbania e Taranto, che – accogliendo le istanze difensive degli avvocati Daniela Posante, Silvio Miceli, Vincenzo Campo e Serafino Mazzotta – non avevano convalidato il provvedimento ne’ applicato alcuna misura cautelare. (AGI)

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