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L’omicidio dell’imprenditore Passafiume, il caso approda in Cassazione 

Per il delitto, commesso nel 1993 a Cianciana, è stato condannato all'ergastolo Filippo Sciara, storico esponente della cosca di Siculiana

Pubblicato 26 minuti fa

Il processo sull’omicidio dell’imprenditore Diego Passafiume, ucciso a Cianciana il 22 agosto 1993 davanti a moglie, cognata, suocera e nipoti, approda in Cassazione. Il caso verrà trattato dai giudici ermellini il prossimo 5 novembre in seguito al ricorso avanzato dalla difesa di Filippo Sciara, condannato all’ergastolo per il delitto sia in primo che secondo grado. Un delitto che per venticinque anni è rimasto un vero e proprio cold case sebbene almeno due dei testimoni oculari avessero fornito già all’epoca dei fatti precise descrizioni sul killer. Una rarità negli omicidi di mafia. Diego Passafiume, piccolo e onesto imprenditore del movimento terra, era ritenuto scomodo. Non si era piegato alle regole e alla prepotenza di Cosa nostra. Un appalto che faceva gola a molti, come tanti in quel periodo nella bassa Quisquina, avrebbe poi innescato la micidiale reazione. Era il 22 agosto 1993. Passafiume venne ucciso in contrada “Ponte padre Vincenzo” a Cianciana mentre si trovava in auto con moglie, suocera e nipoti. Tutti si stavano recando a casa di un parente per festeggiare il diciannovesimo anniversario di matrimonio.

I TESTIMONI OCULARI E IL COLLABORATORE DI GIUSTIZIA 

L’impianto accusatorio, accolto interamente anche in Appello, si fonda sostanzialmente su due colonne portanti: il riconoscimento dei familiari presenti durante l’agguato e le dichiarazioni del già collaboratore di giustizia Pasquale Salemi che definì il contesto e indicò il boss Giovanni Pollari, storico capomafia di Cianciana deceduto mentre stava scontando l’ergastolo, il mandante del delitto. Moglie e nipote della vittima, già nell’immediatezza dell’omicidio, fornirono importanti elementi utili ma la svolta avviene nel 2016. Alla donna viene mostrato un album fotografico relativo al processo Akragas, la prima maxi inchiesta sulla mafia agrigentina. La signora riconosce la foto numero 66, l’assassino del marito: è Filippo Sciara: “Si, per la seconda volta dopo l’omicidio che ha fatto..l’ho visto per la seconda volta nella foto del mio avvocato”. Un secondo riconoscimento avviene circa un anno più tardi, questa volta nella sede del Reparto operativo dei Carabinieri di Agrigento. L’ultimo e decisivo riconoscimento, infine, durante il processo: “Ha sparato a mio marito.. al mille per mille..”. 

CHI È FILIPPO SCIARA

Filippo Sciara è un nome noto nel panorama mafioso agrigentino. Elemento di spicco della famiglia mafiosa di Siculiana, ergastolano, indicato come uno dei carcerieri del piccolo Giuseppe Di Matteo durante la prigionia trascorsa in almeno quattro covi nella provincia di Agrigento. La svolta arriva il 7 settembre 2018 a distanza di venticinque anni dall’omicidio e dopo ben due archiviazioni: i carabinieri, in una indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, arrestano Sciara.

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