L’omicidio di Carmelo Ciffa, ecco perché sono stati assolti i Bellavia
Le dichiarazioni del pentito, i riscontri esterni: ecco il perché dell’assoluzione
Il tribunale di Palermo ha depositato le motivazioni della sentenza emessa lo scorso 1 giugno nel processo scaturito dalla maxi inchiesta “Mosaico”, eseguita dalla Squadra Mobile di Agrigento e Palermo, che ha fatto luce sulla tristemente nota scia di sangue tra Favara e Liegi caratterizzata da numerosi omicidi, e altrettanti agguati falliti, tra il 2016 ed il 2018. Le condanne più alte (ergastolo) sono state inflitte ad Antonio e Calogero Bellavia, per l’omicidio di Mario Jakelich e il tentato omicidio di Di Stefano. Tra i reati a loro contestati anche l’assassinio di Carmelo Ciffa, ucciso il 26 ottobre 2016 in pieno giorno a Favara.
Tuttavia per questo delitto i due Bellavia hanno incassato l’assoluzione. A distanza di due mesi il gup Nicola Aiello ha depositato le motivazioni alla base della decisione. L’accusa aveva chiesto la condanna dei due Bellavia anche per l’omicidio Ciffa, ucciso con diversi colpi di pistola in pieno giorno davanti al supermercato Paghi Poco di Favara. A supporto di questa tesi le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Giuseppe Quaranta e i riscontri effettuati dalle forze dell’ordine che però non hanno trovato riscontro “oltre ogni ragionevole dubbio”.
Scrive il giudice: “ Ebbene, le dichiarazioni di Giuseppe Quaranta in ordine all’individuazione degli autori dell’omicidio Ciffa non sembrano inficiate da elementi di mendacio ma semplicemente scontano il limite probatorio di non essere corredate da riscontri di tipo individualizzate. In altri termini, ritiene il giudice che posta la acclarata attendibilità intrinseca del Quaranta, mentre le dichiarazioni di quest’ultimo in ordine all’omicidio Jakelich e al tentato omicidio Di Stefano sono state riscontrate puntualmente da una impressionante mole di elementi esterni individualizzanti, si da legittimare l’affermazione della responsabilità dei Bellavia, non può altrettanto dirsi in ordine alla chiamata in reità resa dal Quaranta nei confronti dei Bellavia con riferimento all’omicidio di Carmelo Ciffa. Diversamente da quanto avvenuto con riferimento ai dati forniti con riguardo tentato omicidio Di Stefano e all’omicidio Jakelich, Quaranta mette a disposizione dell’autorità giudiziaria un apporto conoscitivi assai più ridotto, limitandosi a riferire di avere appreso da Emanuele Ferraro che il movente dell’omicidio Ciffa era collegabile a propositi di vendetta dei Bellavia, maturati a seguito dell’assassinio di Carmelo Bellavia. Il Quaranta inoltre si esprime persino in termini probabilistici dichiarando testualmente che “Ciffa mi sembra che in quel periodo era stato pure ucciso” e così rendendo le sue dichiarazioni quanto meno generiche con riferimento alla identificazione degli autori dell’omicidio.”
Sui riscontri esterni effettuati il giudice scrive: “Quanto ai riscontri esterni alle dichiarazioni di Quaranta deve osservarsi che gli stessi, diversamente da quanto avvenuto per l’omicidio Jakelich ed il tentato omicidio Di Stefano, non sono caratterizzati dalla portata individualizzante indispensabile per pervenire all’affermazione di colpevolezza dei Bellavia oltre ogni ragionevole dubbio. Non possono qualificazioni come tali i riscontri costituiti dalla coincidenza nella descrizione delle modalità esecutive dell’omicidio (due persone a bordo di un ciclomotore) e dalla accertata presenza dei due Bellavia in prossimità del luogo dell’agguato. Del mezzo utilizzato dagli esecutori per raggiungere la vittima non è stato indicato alcun particolare e dunque trattasi di un elemento generico e non preciso. Ad analoghe conclusioni deve pervenirsi con riguardo agli ulteriori elementi di riscontro che non si caratterizzano, ad avviso di questo giudice, per la loro natura non individualizzante rispetto alle posizioni processuali dei Bellavia. L’analisi dei tabulati telefonici delle utenze degli imputati e la geo localizzazione di dette utenze consentirebbe di ritenere provato che il giorno in cui fu eseguito l’omicidio di Ciffa (26 ottobre 2016) i due Bellavia si trovavano a Favara. Tale dato non appare individualizzante poiché la presenza dei due imputati a Favara può essere ricondotta a causali alternative rispetto a quella relativa alla loro volontà di uccidere Ciffa. Alle ore 10,41 del giorno dell’omicidio (dunque ben due ore e venti minuti prima del delitto) Calogero Bellavia telefonava ad Antonio Bellavia. Anche tale dato indiziario appare “neutro” in quanto dimostra, assai genericamente, l’esistenza di un contatto telefonico tra i due imputati (per altro legati tra loro da vincolo di parentela) avvenuto due ore e venti minuti prima dell’omicidio Ciffa. Le utenze telefoniche, peraltro, risultano agganciate alla cella telefonica che offre copertura al territorio dove fu eseguito l’omicidio ma l’analisi dei dati di geo localizzazione evidenzia che il telefono di Calogero Bellavia si trovava in prossimità del luogo dell’omicidio ma non all’orario in cui tale delitto fu eseguito ma due ore e venti minuti prima. Ed invero, se è vero che appare inverosimile e attendibile la chiamata in reità del Quaranta, seppur espressa in termini probabilistici, che riconduce l’omicidio di Ciffa ai propositi di vendetta del gruppo dei Bellavia, pur nondimeno non può trascurarsi un dato dirimente: a comporre il gruppo dei Bellavia non vi erano soltanto Calogero e Antonio ma anche Emanuele Ferraro e Carmelo Vardaro e conseguentemente permane un ragionevole dubbio che ad uccidere Carmelo Ciffa possa essere stato proprio il Vardaro o il Ferraro. Deve osservarsi in proposito che dai dati evincibili dalle informative risulta accertato che il giorno dell’omicidio anche l’utenza in uso a Emanuele Ferraro risultava agganciata al ripetitore che offriva copertura al territorio di Favara e che non si può escludere che ad uccidere il Ciffa possa essere stato il Ferraro. Dalle liste passeggeri relativie ai voli di linea Belgio-Trapani risulta inoltre che il 13 ottobre 2016 Vardaro si recava a Favara e ripartiva per il Belgio proprio il giorno dopo l’omicidio di Carmelo Ciffa. Sorge dunque l’ulteriore ragionevole dubbio che possa essere stato il Vardato l’autore o il coautore di tale evento omicidiario.”