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Mafia, droga e armi a Licata: due dei quattro indagati restano in carcere 

In due restano in carcere, un altro ai domiciliari mentre un quarto viene sottoposto alla misura dell’obbligo di dimora

Pubblicato 1 ora fa



In due restano in carcere, un altro ai domiciliari mentre un quarto viene sottoposto alla misura dell’obbligo di dimora. Lo ha stabilito il gip del tribunale di Agrigento, Micaela Raimondo, nei confronti dei quattro indagati arrestati giovedì dalla Squadra mobile a margine delle perquisizioni scattate tra Licata e Canicattì nell’ambito di un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Palermo. Il giudice ha convalidato il provvedimento e ha disposto la custodia cautelare in carcere per Domenico Cusumano, 54 anni, e Carmelo Marino, 45 anni, entrambi di Licata. Rosario Cusumano, figlio di Domenico, lascia il carcere e viene ristretto ai domiciliari. Giacomo Marino, fratello di Carmelo, viene infine sottoposto all’obbligo di dimora. I Cusumano sono difesi dall’avvocato Santo Lucia mentre i Marino dall’avvocato Gaspare Lombardo.

Gli arresti sono scattati in flagranza poiché i poliziotti, eseguendo perquisizioni a tappeto, hanno rinvenuto nelle disponibilità dei Cusumano pistole, fucili, munizioni e denaro. A Carmelo Marino viene addebitata la detenzione di oltre due chilogrammi di hashish e quasi trecento grammi di cocaina occultati nel vano contatori di un condominio mentre nella disponibilità del fratello (ai domiciliari) sono stati rinvenuti 140 grammi di marijuana. 

Le perquisizioni sono scattate nell’ambito di un’inchiesta più ampia coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo che ipotizza i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso (contestata ai due Cusumano e Carmelo Marino), associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga e armi. ma anche minacce e intimidazioni aggravate dal metodo mafioso. Otto, complessivamente, gli indagati. 

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