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850 milioni di euro di cocaina destinati a chi? Cosa c’è dietro il sequestro del “Ferdinando d’Aragona”

Dopo la brillante operazione in mare si cercano le prime risposte giudiziarie

Pubblicato 2 anni fa

Poco meno di sei tonnellate di droga, per di più cocaina, in provincia di Agrigento non si erano mai viste. Solo nei film e nelle serie tv quelle che narrano dei cartelli colombiani e messicani, degli inseguimenti via mare e cielo, con co-protagonista italiano che ha un solo nome: ‘ndrangheta.

Ed è accaduto proprio questo, a partire dalla notte scorsa nelle acque siciliane, poco distante dal porto di Porto Empedocle, dove la Guardia di finanza – Gico coordinato dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo – con proprio personale e mezzi aerei e navali – ha intercettato il motopesca “Ferdinando d’Aragona” del compartimento marittimo di Reggio Calabria, con tanto di nave madre affiancata e con a bordo cinque componenti l’equipaggio (il comandante calabrese, 2 tunisini, un francese ed un albanese) e quasi sei tonnellate di cocaina purissima ( 5,3 tonnellate, precisa la Gdf in un comunicato). Dopo inseguimento e quasi arrembaggio, nave madre e peschereccio sono stati dirottati nel porto più vicino rispetto all’area dell’operazione finendo a Porto Empedocle dove tutto l’equipaggio è finito in manette e la droga messa sotto chiave.

Inutile segnalare che si tratta di un’operazione di grande livello i cui sviluppi sono ancora da ipotizzare partendo da un dato quasi certo: la droga non era destinata al mercato, allo spaccio ed alle cosche agrigentine ma avrebbe dovuto proseguire il suo viaggio verso altri e più importanti lidi. Altrettanto chiaro è il fatto che il blitz scattato oggi si è nutrito di indagini pregresse e delicate che lasciano presagire ulteriori indagini, altrettanto delicate e complesse. L’operazione, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo non si è ancora conclusa ed anzi sembra destinata a fornire clamorosi sviluppi a breve.

Sembra scontata la presenza della ndrangheta a monte dell’intera vicenda. Come e perché lo scopriranno gli investigatori del Gico che hanno già cominciato a chiedere, con  prime sommarie informazioni, agli stessi arrestati. Il comandante, soprattutto, la cui origine calabrese sembra dare un indizio, più di un assist, a magistrati e finanzieri.

Dove era diretto il carico di cocaina e, soprattutto, chi doveva riceverlo? Ecco il tema pregnante dell’inchiesta che presto troverà le risposte attese. Di certo c’è, inoltre, che il mare agrigentino si conferma crocevia di traffici illeciti, non solo droga, dal valore economico multimilionario. E di certo c’è che il sequestro della spropositata quantità di cocaina provocherà certamente contraccolpi e lesioni agli equilibri consolidati che regolano le rotte della multimilionarie degli stupefacenti. Quasi impossibile dare un valore all’enorme quantità di polvere bianca anche se una prima stima è stata fornita dalla Gdf. Ciò dipenderà dalla purezza dello stupefacente e dalla possibilità di “tagliare” la cocaina con altre sostanze in modo tale da ricavare il massimo profitto che va calcolato in milioni di euro. Si tratta del più importante sequestro di cocaina mai eseguito sull’intero territorio nazionale e uno dei più rilevanti a livello mondiale. E questo dato dà l’esatta consistenza ad una operazione che ancora, ribadiamo ulteriormente, dovrà dare precise e clamorose risposte.

L’ultimo sequestro di cocaina veramente importante destinato alla provincia di Agrigento si è avuto il 10 ottobre dello scorso anno quando nel porto di Catania, sempre la Guardia di finanza, sequestrò un carico di 110 chilogrammi di polvere bianca destinato ai grossisti-spacciatori di Licata. Diverso il modo di agire dei trafficanti: in particolare i Finanzieri del II Gruppo, durante le attività di controlli doganali, sottoposero a riscontro alcuni container, sei in tutto, appena giunti dal Sudamerica, a bordo di una motonave adibita a tali tipi di trasporto e contenenti frutta tropicale proveniente dall’Ecuador. Ananas e banane, soprattutto, celavano l’ingente carico di cocaina che era destinato ad una ditta che commercializza frutta di Licata. L’ultima sosta della motonave era stata a Malta ma nessuno l’aveva sottoposto a controllo. La droga era arrivata a Malta attraverso altre navi, più grandi di quella sequestrata a Catania, che solitamente raggiungono porti intermedi come Gioia Tauro e Malta appunto, provenienti dall’Ecuador e dal Centro America, dove altre navi più piccole caricano lo stupefacente sino alla destinazione finale. In questo caso, Licata, come detto. Ma questa è un’altra storia.

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