Giudiziaria

“Pizzo sulle buste paga”, dipendenti confermano accuse contro defunto datore di lavoro 

Nel processo scaturito dall’inchiesta che ipotizza un giro di estorsioni ai dipendenti della cooperativa Suami di Licata

Pubblicato 2 settimane fa

Proseguono le audizioni dei testimoni nel processo scaturito dall’inchiesta “Stipendi spezzati”, l’indagine che ipotizza un giro di estorsioni ai dipendenti della cooperativa Suami di Licata. Dopo una iniziale fase di stallo, dovuta all’individuazione di giudici compatibili con la celebrazione del dibattimento, il procedimento si è sbloccato. In aula questa mattina sono comparsi altri tre ex dipendenti della cooperativa, chiamati sul banco dei testimoni dal pm Gaspare Bentivegna.

I tre, rispondendo alle domande delle parti, hanno sostanzialmente confermato quanto già dichiarato durante la fase preliminare delle indagini e, in particolare, la circostanza di dover tornare indietro al datore di lavoro quasi la metà dello stipendio percepito. Tutti hanno dichiarato di aver avuto a che fare direttamente con l’ex amministratore della coop sociale Salvatore Lupo, tra gli imputati in questo processo prima di essere ucciso a colpi di pistola nel giorno di ferragosto 2021 in un bar a Favara. Tre le persone che siedono sul banco degli imputati. Si tratta di Maria “Giusy” Barba, 41 anni, ritenuta il personaggio principale dell’intera inchiesta; Caterina Federico, 39 anni di Licata; Veronica Sutera Sardo, 35 anni di Agrigento. Maria Barba è l’ex moglie di Salvatore Lupo, anche lui coinvolto nell’inchiesta prima di essere ucciso a colpi di pistola nel giorno di ferragosto del 2021 a Favara.

Per questo omicidio omicidio è stato condannato all’ergastolo Giuseppe Barba, padre di Maria. Alla donna, peraltro, lo scorso anno furono sequestrati beni per un valore di circa 750 mila euro. L’odierno processo scaturisce dall’inchiesta “Stipendi spezzati”. Secondo gli inquirenti i responsabili della cooperativa Suami, che si occupava dell’assistenza a disabili psichici, avrebbero assunto i dipendenti della imponendogli una retribuzione non adeguata, o comunque inferiore, alle prestazioni lavorative obbligandoli in seguito ad aprire conti correnti e consegnare pin e bancomat in modo da consentire l’accredito dell’intera somma e provvedere poi al prelevamento del denaro contante. Si torna in aula il prossimo 10 giugno per sentire altri due ex dipendenti e una assistente sociale della struttura. Alcune delle parti civili sono rappresentate dall’avvocato Angelo Farruggia mentre il collegio difensivo è composto dagli avvocati Giuseppe Barba, Domenico Russello, Raffaele Bonsignore, Salvatore Manganello, Salvatore Pennica, e Graziano Magliarisi. 

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