Agrigento

Trentadue anni fa l’omicidio del giudice Rosario Livatino, Don Giuseppe: “Andare oltre al ricordo”

La cerimonia presso la stele elevata dai genitori di Livatino sul luogo della morte del figlio.

Pubblicato 3 anni fa

“Speriamo di non fermarci al ricordo ma dobbiamo andare oltre, di andare alla memoria, alla raccolta delle testimonianze, è questo che salverà la Sicilia, non commemorare da lontano quelli che sono stai i capisaldi della nostra regione e hanno perso la vita per un futuro diverso per questo Sicilia”. Queste le parole di Don Giuseppe Livatino a margine della cerimonia di commemorazione nel 32 esimo anniversario dell’ agguato mafioso al giudice di Canicattì, Rosario Livatino, barbaramente assassinato in contrada Gasena, lungo la strada statale 640 che da Agrigento porta a Caltanissetta.

In occasione della ricorrenza, questa mattina a Canicattì presso la Chiesa San Domenico si è svolta la celebrazione religiosa, poi è stato depositato un omaggio floreale innanzi alla stele elevata dai genitori di Livatino sul luogo della morte del figlio.

Alla cerimonia hanno partecipato il Prefetto di Agrigento Maria Rita Cocciufa, il sindaco di Canicattì Vincenzo Corbo, e le massime autorità civili e militari.

E’ il momento del ricordo che non si deve trasformare in un rito vuoto”, dichiara il prefetto di Agrigento Maria Rita Cocciufa. “Il martirio del giudice Livatino è qualcosa che anche le giovani generazioni hanno il dovere di comprendere e capire. Nella disgrazia delle stragi di Mafia c’è un lievito che piano piano è cresciuto e i giovani stanno avendo la possibilità di leggere i fatti, le vicende dolorose, da un’altra ottica; se la criminalità organizzata ha seminato morte, distruzione, c’è stato chi, in questa provincia, ha lavorato per contrastarla anche con la propria vita”.

Dell’omicidio fu testimone Pietro Nava, un imprenditore lombardo rappresentante di porte blindate. Le sue dichiarazioni, affidate ai magistrati che indagarono sulla morte del giudice, si rivelarono utilissime per chiudere il cerchio attorno ai killer, che furono arrestati. Uno di essi, Gaetano Puzzangaro, ‘picciotto’ della famiglia di Palma di Montechiaro, dopo essersi pentito e convertito, in questi anni ha dato un contributo importante alla causa di beatificazione di Livatino.

Un momento incancellabile per tutti quelli che sono nati da queste parti e per chi ha lavorato da queste parti perchè ci ricorda una storia di coraggio, di passione civile, di dedizione per il lavoro e l’amore per gli Altri e per questa Terra”, ha detto Salvatore Vella, Procuratore facente funzione di Agrigento.

Le interviste

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *