Agrigento

”Turismo e coste? A distanza di decenni non riusciamo a risolvere il problema”

Cosa  farne dei templi di Akragas  lo abbiamo appreso da poco più di un decennio. Nel “dopo -1966” addirittura abbiamo minacciato di farli saltare in aria e la polizia fu costretta a “piantonarli”. Ma del mare,  della costa  e del turismo che  ne facciamo? “Nel territorio agrigentino, forze politiche, sociali, di categoria, culturali ecc. tutte […]

Pubblicato 4 anni fa

Cosa  farne dei templi di Akragas  lo abbiamo appreso da poco più di un decennio. Nel “dopo -1966” addirittura abbiamo minacciato di farli saltare in aria e la polizia fu costretta a “piantonarli”. Ma del mare,  della costa  e del turismo che  ne facciamo?

“Nel territorio agrigentino, forze politiche, sociali, di categoria, culturali ecc. tutte le volte che parlano di sviluppo socio-economico, fanno analisi su come uscire dalla perenne crisi ,da sempre protagonista del nostro territorio; con voce unanime mettono in evidenza la grande ricchezza culturale della nostra provincia che si presta ad un turismo che potenzialmente può contare su grandi numeri. Ovviamente, è vero, ci sono tutte le potenzialità per fare bene, per creare occupazione, ricchezza, benessere e tamponare l’emorragia infinita dell’emigrazione; e nel continuare l’analisi ci si rende conto che i numeri legati alla presenza di turisti, nonostante tutto, ci sono anche se si potrebbe e dovrebbe fare di più e meglio. Però…”.

Appunto, però. Su Grandangolo abbiamo scritto che “il fiume Akragas non bagna Maddalusa, le romanticherie sono la nostra risorsa e sui migranti della Zazà scarichiamo le colpe dei mancati flussi turistici”.  Possibile che non ci sia un candidato sindaco che abbia in portfolio un chiaro programma per la risoluzione? 

“Si. Ecco, però non si riesce a trattenere per più di uno/due giorni  questi turisti che visitano la Valle dei Templi e  scappano via perché non si è in grado di offrire altro. E che dire del mare con le sue splendide ed estese spiagge? Dove non solo i turisti ma una buona parte del popolo agrigentino non si reca, preferendo lidi diversi da quelli di San Leone. Come mai la classe dirigente/politica non si interroga su questo dato? O forse lo fa e si gira dall’altro lato?  Da tanti anni, troppi, si denuncia l’inquinamento diffuso di questo pezzo di mare: cosa si è fatto? Perché stiamo ancora qui a denunciare che il mare agrigentino è in grande sofferenza?”.

A volte mi chiedo se non ci fossero i templi cosa ne sarebbe di Agrigento. Occorre chiedersi perché le politiche ambientaliste  siano state così fallimentari.  

“Eppure tante denunce di tante associazioni ambientaliste hanno testimoniato queste affermazioni. Tante le cause dell’inquinamento delle nostre coste: rete fognaria vecchia, interi quartieri con scariche fognarie abusive, la rete dei depuratori, anch’essa in gran parte inadeguata, non in condizione di reggere i processi di depurazione previsti in riferimento alla popolazione del territorio che ne usufruisce… Tutto questo fa sì che, a distanza di alcuni decenni, ancora non si è in grado di poter risolvere il problema. La cosa se possibile ancora più triste è che la regione Sicilia è continuamente sotto procedura di infrazione per l’inquinamento dovuto agli scarichi fognari”.

Ci sono risorse europee che non riusciamo a spendere. Su questo versante potrà adesso cambiare qualcosa?

“Ci sono risorse della comunità europea a disposizione, ma quasi mai le amministrazioni presentano progetti o riescono, comunque, a farsi finanziare. Il successo ed i risultati ottenuti dalla grande marcia del 25 gennaio scorso contro l’isolamento infrastrutturale organizzata dal Cartello Sociale (Cgil Cisl Uil e Ufficio della pastorale e del lavoro della Diocesi di Agrigento) con la partecipazione di tutti i sindaci e di numerose associazioni di categoria e culturali che ha visto la partecipazione di migliaia di cittadini,  dovrebbe insegnare che i diritti vanno conquistati e difesi giorno per giorno. Credo sia arrivato il momento di mobilitarci anche per il futuro delle nostre coste, del nostro mare e quindi del nostro lavoro e dello sviluppo del territorio di Agrigento”.

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