Una maxi tangente di 135 mila euro per corrompere i dirigenti: i contanti custoditi in casa
Secondo la procura di Agrigento i soldi in contanti venivano custoditi in casa e poi portati in diverse tranche ai pubblici ufficiali che “pilotavano” le gare d’appalto
Un fiume di denaro contante sottratto dalla contabilità aziendale per uno scopo ben preciso: corrompere i pubblici ufficiali, pagare le tangenti e assicurarsi le gare d’appalto. L’inchiesta della procura di Agrigento – raccontata ieri sera in esclusiva da Grandangolo – sembrerebbe aver scoperchiato un sistema di affari che coinvolge dirigenti pubblici, imprenditori e probabilmente anche la politica.
Tra gli appalti finiti nel mirino dell’ufficio guidato dal procuratore capo Giovanni Di Leo vi è, ad esempio, quello relativo alla manutenzione straordinaria e alla ristrutturazione della viabilità della strada provinciale 19 “Salaparuta-Santa Margherita Belice”. Un’opera interamente finanziata dal Ministero dei Trasporti con 2.3 milioni di euro che sarebbe stata “pilotata” – dietro il pagamento di una maxi tangente a dirigenti pubblici – in favore della famiglia Caramazza e dell’ex assessore Luigi Sutera Sardo. Tutti sono finiti in manette ieri sera.
La procura di Agrigento, scoprendo parzialmente le carte, cristallizza il metodo utilizzato per aggiudicarsi la gara d’appalto: il pagamento di una tangente di 135 mila euro in contanti che gli imprenditori favaresi avrebbero consegnato nelle mani del dirigente licatese Maurizio Giuseppe Falzone (ieri perquisito), dirigente del settore affari pubblico del Libero Consorzio di Trapani, tramite l’intermediazione dell’attuale capo dell’ufficio tecnico del comune di Licata, l’architetto Sebastiano Alesci. Quest’ultimo è finito ai domiciliari. A tutti viene contestato il reato di corruzione in concorso e turbativa d’asta. L’architetto Alesci – secondo gli inquirenti – avrebbe infatti “suggerito” al dirigente Falzone i punteggi e i valori da assegnare all’appalto al fine di pilotarlo in favore della ditta “EdilRoad”. Lo stesso Alesci, inoltre, avrebbe poi ricevuto il denaro dai Caramazza per portarlo – in più tranche – al dirigente del Libero Consorzio.
Ed è proprio per questo flusso anomalo di denaro contante, utilizzato per pagare le tangenti, che viene contestato il reato di ricettazione a Carmela Moscato, madre di Diego e Federica Caramazza. Per la procura, infatti, la signora avrebbe custodito in casa il denaro di provenienza illecita utilizzato poi dalla società dei figli per corrompere i dirigenti pubblici. Anche la donna è finita ai domiciliari.