Canicattì

Canicattì, sparatoria per partita di droga: sentenza ad aprile

Battute finali del processo a carico di Vincenzo Mongitore e Giuseppe Sorce, accusati di essere stati protagonisti di una sparatoria nel settembre 2015 in c.da Coda di Volpe, a Canicattì. Ieri mattina, davanti alla seconda sezione penale del Tribunale di Agrigento, hanno discusso gli avvocati Angela Porcello e Calogero Meli, legali della difesa, chiedendo l’assoluzione […]

Pubblicato 5 anni fa

Battute finali del processo a carico di Vincenzo Mongitore e Giuseppe Sorce, accusati di essere stati protagonisti di una sparatoria nel settembre 2015 in c.da Coda di Volpe, a Canicattì. Ieri mattina, davanti alla seconda sezione penale del Tribunale di Agrigento, hanno discusso gli avvocati Angela Porcello e Calogero Meli, legali della difesa, chiedendo l’assoluzione per entrambi gli assistiti. In realtà nella vicenda è rimasto coinvolto anche Giuseppe Mongitore, padre di Vincenzo, deceduto negli scorsi mesi. Per lui il pm Gloria Andreoli aveva chiesto la condanna a 10 anni di reclusione. 

La vicenda risale al 16 settembre 2015 quando, sembrerebbe a causa di una partita di droga di pessima qualità, una discussione tra i Mongitore e Sorce sfocia in sparatoria avvenuta prima nell’androne del condominio di quest’ultimo e proseguita anche fuori. Protagonisti di questa storia sono Giuseppe Mongitore, accompagnato dal figlio, e Giuseppe Sorce, che si trovava in compagnia di Giovanni Milana. Il primo a sparare, secondo la ricostruzione, fu proprio Giuseppe Mongitore che con la sua calibro 9 colpì al femore e all’addome Sorce, che rispose al fuoco senza successo, e all’addome lo stesso Milana, unico non armato e vera parte offesa – come detto dal pm – dell’odierno procedimento. 

Milana, che rimase gravemente ferito, risulta essere il teste chiave del processo: racconta in maniera “univoca e unitaria” quanto successo quella sera raccontando anche che, circa 6 mesi dopo la sparatoria, Mongitore lo avrebbe avvicinato offrendogli un risarcimento in cambio di una parziale ritrattazione e, in particolare, su chi avesse sparato per primo. 

Circostanza questa confermata anche dall’esame Stub che, nel novembre 2016, accertava la presenza di polvere da sparo su Giuseppe Mongitore escludendola invece sul figlio. 

Mongitore successivamente indicò il luogo in cui teneva la sua pistola calibro 9 usata durante il conflitto a fuoco; la pistola calibro 45 in uso al Sorce fu invece rinvenuta in un terreno adiacente all’abitazione di quest’ultimo. 

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