“Appalti e mazzette”, Tribunale Riesame annulla misura imposta all’ex assessora Sitibondo
Il Gip del Tribunale di Agrigento aveva disposto ’obbligo di dimora a Licata.
È stata annullata l’ordinanza di applicazione della misura cautelare precedentemente imposta dal Gip del Tribunale di Agrigento Giuseppa Zampino, all’ex assessore Maria Sitibondo.
Il Tribunale di Palermo – Sezione per il riesame dei provvedimenti restrittivi della libertà personale e dei sequestri – composto da Annalisa Tesoriere (presidente), Francesco Gallegra, Rocco Cocilovo, accogliendo il ricorso presentato dagli avvocati Daniele e Gagliano, ha disposto la revoca della misura cautelare che imponeva all’ex assessore l’obbligo di dimora a Licata. Per effetto di tale provvedimento Maria Sitibondo si è dimessa dalla carica di assessora allo Sport, turismo e spettacolo restando invece in carica come consigliera comunale. Le motivazioni verranno depositate entro 45 giorni.
La vicenda è legata alla costruzione di un resort di lusso in contrada Playa. Ne sono convinti gli investigatori della Squadra mobile di Agrigento, agli ordini del vicequestore Vincenzo Perta, che da ormai diversi mesi monitorano senza sosta – anche con l’uso dei più avanzati strumenti tecnologici – i personaggi ritenuti parte integrante di un “sistema” politico-imprenditoriale in grado di pilotare gare pubbliche e private.
Siamo nel febbraio scorso, neanche quattro mesi addietro. I poliziotti monitorano utenze e auto di Sebastiano Alesci, che si trova in compagnia dell’assessore comunale, e registrano un incontro con il direttore dei lavori del cantiere in cui dovrà sorgerà un hotel di lusso. L’oggetto della discussione – che sembrerebbe interessare anche l’assessore – sono alcuni lavori riguardanti gli impianti idraulici, sanitari e idrici. Opere che, a detta del direttore dei lavori, sono già state appaltate ad altra ditta. L’idea del dirigente e dell’assessore – secondo la ricostruzione degli investigatori – è quella di imporre e inserire un’impresa ritenuta “vicina” in subappalto (“Io ti do tutte cose .. tu ti devi solo preoccupare di farli lavorare”). Concluso il sopralluogo in cantiere Alesci (anche per lui il provvedimento di arrestato è stato annullato dal Tribunale del Riesame di Palermo) e l’assessore risalgono in auto e commentano quanto appena accaduto: “Sa quello che deve fare.. sveglia.. se non vogliono rotture di scatole..”
Il Gip del Tribunale di Agrigento, Giuseppa Zampino, aveva definito così la condotta dell’assessore Sitibondo: “Connota per un elevato disvalore sociale e istituzionale, poiché l’indagata ha prestato il proprio ruolo pubblico per rafforzare l’efficacia intimidatoria dell’interferenza indebita compiuta da Alesci Sebastiano nei confronti della direttrice dei lavori Laterra Francesca Irene. La sua presenza nel cantiere non era giustificata da alcuna competenza funzionale specifica (essendo assessore con deleghe estranee all’urbanistica e ai lavori pubblici), ma era strumentalmente finalizzata a legittimare la pretesa di favorire soggetti imprenditoriali “vicini”, in un contesto in cui si stava realizzando un’opera di rilevante valore economico.”