Giudiziaria

“Droga e ricatti in comunità a Favara”: un imputato è latitante da 4 mesi 

La circostanza è emersa durante il processo scaturito dall’operazione “Dark community” in cui il favarese è imputato

Pubblicato 6 mesi fa

Da ormai quattro mesi ha fatto perdere le sue tracce rendendosi a tutti gli effetti irreperibile. Uno degli imputati del processo scaturito dall’inchiesta “Dark community”, l’operazione che fece luce su un giro di droga, maltrattamenti e ricatti sessuali nella comunità Oasi di Emmanuele di Favara, è latitante. Si tratta di Giuseppe Papia, 65 anni. I carabinieri lo scorso settembre si erano presentati a casa dell’uomo, ristretto ai domiciliari, per notificargli una condanna definitiva ad oltre sette anni di reclusione per un’altra vicenda giudiziaria ma non lo hanno trovato. Così è scattata una nuova denuncia per evasione. La circostanza è emersa nel processo che si sta celebrando davanti i giudici della prima sezione penale del tribunale di Agrigento, presieduta da Alfonso Malato.

Papia, in questo stralcio processuale, è imputato insieme ad altre due persone: Antonio Presti, 37 anni, e Calogero Rizzo, 36 anni (difesi dagli avvocati Calogero Vetro, Antonietta Pecoraro). Il difensore, l’avvocato Gianluca Sprio, ha rappresentato al collegio che il sessantacinquenne fosse già irreperibile all’epoca dell’udienza preliminare e che ad oggi non è mai stato rintracciato. Il tribunale, al fine di chiarire l’esatta posizione giuridica di Papia, ha rinviato l’udienza al prossimo 1 febbraio. Al centro dell’inchiesta c’è la comunità Oasi di Emmanuele. La struttura, che sulla carta si sarebbe dovuta occupare del recupero di persone con problemi psichici e di tossicodipendenza, si sarebbe ben presto rivelata una centrale di spaccio. La droga entrava e usciva con facilità e veniva venduta anche ai pazienti. Tra le contestazioni anche un ricatto a sfondo sessuale con la minaccia di diffondere video e immagini compromettenti. La vittima, rappresentata dall’avvocato Samantha Borsellino, si è costituita parte civile.

Nell’inchiesta sono coinvolte altre undici persone: per sette di loro, che hanno scelto di essere giudicati col rito abbreviato, il sostituto procuratore Paola Vetro ha chiesto la condanna e il prossimo 14 marzo ci sarà la sentenza. La posizione di altri quattro imputati è stata stralciata e verrà giudicata separatamente: si tratta Paolo Graccione, 45 anni nato in Germania; Antonio Emanuele Gramaglia, 29 anni; Gaetano Gramaglia, 33 anni; Fiorella Bennardo, 43 anni di Favara (tutti difesi dall’avvocato Daniela Posante). 

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