Il duplice omicidio a Racalmuto, una super perizia stabilirà se Sedita è capace di intendere e volere
La Corte di Assise ha ritenuto fondamentale nominare un pool di esperti per fare luce sulle condizioni di Sedita alla luce anche dei pareri contrastanti emersi durante l’iter processuale
Salvatore Gioacchino Sedita, il trentaquattrenne che il 13 dicembre dello scorso anno uccise a coltellate i genitori a Racalmuto, è capace di intendere e volere? Sarà una super-perizia a risolvere questo interrogativo sul quale verte l’andamento dell’intero processo. Lo ha disposto il presidente della Corte di Assise di Agrigento Giuseppe Miceli che questa mattina ha nominato un collegio peritale, composto da due specialisti, chiamato a pronunciarsi sull’eventuale vizio di mente dell’imputato. Si tratta degli psichiatri Leonardo Giordano e Osvaldo Azzarelli, il primo in servizio all’Asp di Agrigento mentre il secondo all’Asp di Catania. I medici giureranno il prossimo 14 dicembre davanti i giudici della Corte di Assise. I giudici hanno ritenuto fondamentale nominare un pool di esperti per fare luce sulle condizioni di Sedita alla luce anche dei pareri contrastanti emersi durante l’iter processuale.
Due perizie, eseguite dagli psichiatri Lorenzo Messina e Gaetano Vivona, hanno stabilito che Sedita “va considerato capace di intendere e di volere al momento del reato e in atto è capace di partecipare coscientemente al procedimento che lo riguarda”. Ma la difesa dell’imputato, rappresentata dall’avvocato Ninni Giardina, questa mattina ha prodotto la sentenza con cui lo stesso Sedita è stato condannato lo scorso ottobre dal tribunale d Agrigento (per maltrattamenti sull’ex compagna) in cui emerge invece un parziale vizio di mente. Per questo motivo la Corte di Assise ha nominato un collegio di esperti che dovrà stabilire, definitivamente, se il trentaquattrenne al momento del duplice omicidio era capace di intendere e volere. Intanto in aula proseguono le escussioni dei testimoni chiamati a deporre dal sostituto procuratore Elenia Manno. Questa mattina sono stati sentiti due carabinieri in servizio al Nucleo Operativo di Canicattì e Agrigento che si sono occupati delle indagini sul delitto. Le sorelle di Sedita si sono costituite parte civile nel processo rappresentate dagli avvocati Giuseppe Zucchetto, Giuseppe Barba e Giuseppe Contato.
L’omicidio si consuma nel giorno di santa Lucia, in un appartamento del piccolo centro dell’agrigentino. Giuseppe e Rosa stavano pranzando ma la tavola era apparecchiata per tre. A far scattare l’allarme era stato un vicino di casa che, chiamando una delle figlie, raccontò dell’assenza di Giuseppe alla festa organizzata proprio per il suo pensionamento. I sospetti sono subito ricaduti sul figlio Salvatore, ragazzo con un passato complicato caratterizzato da maltrattamenti e uso di sostanze stupefacenti. In un primo interrogatorio sconclusionato, reso al sostituto procuratore Gloria Andreoli, Sedita ha negato le sue responsabilità dichiarando di vedere i fantasmi, di chiamarsi in un altro modo e di aver incontrato anche l’uomo nero. In un secondo interrogatorio, questa volta davanti il gip Francesco Provenzano, Sedita cambiò versione confessando il duplice omicidio. All’origine del massacro ci sarebbero i contrasti con i genitori che, a suo dire, non l’avrebbero accettato e avrebbero persino minacciato di buttarlo fuori di casa.