Giudiziaria

Il paracco di Palma di Montechiaro, carabiniere in aula: “Seguivamo Salvatore Troia”

Nello stralcio abbreviato sono già state disposte dieci condanne per oltre un secolo di carcere e otto assoluzioni

Pubblicato 1 anno fa

È ripreso ieri mattina, davanti i giudici della prima sezione penale del tribunale di Agrigento, il processo (rito ordinario) scaturito dalla maxi operazione “Oro Bianco” sul paracco di Palma di Montechiaro. Nello stralcio abbreviato sono già state disposte dieci condanne per oltre un secolo di carcere e otto assoluzioni.

In questo filone sono imputati: Sarino Lo Vasco, 53 anni di Palma di Montechiaro; Vincenzo Curto, 40 anni di Canicattì; Vincenzo Fallea, 42 anni di Favara;Giuseppe Farini, 53 anni di Canicattì; Calogero “U russu” Monterosso, 37 anni di Palma di Montechiaro; Tommaso Vitanza, di Palma di Montechiaro; Roberto Alletto, 36 anni di Palma di Montechiaro; Vincenzo Bennardo, 43 anni di Favara; Salvatore Curto, 39 anni di Canicattì; Maurizio Licata, 55 anni di Licata; Rosario Meli, 37 anni di Palma di Montechiaro; Vincenzo Messina, 36 anni di Canicattì; Giovanni Pietro Scaccia, 52 anni di Canicattì.

Ieri in aula è comparso uno dei carabinieri che ha seguito le fasi dell’attività investigativa. Il militare dell’Arma, rispondendo alle domande delle parti, ha ricostruito l’origine dell’intera operazione: “Tutto nasce dal monitoraggio di Salvatore Troia (assolto nello stralcio abbreviato),ritenuto uomo d’onore della famiglia di Villabate. Seguendo lui siamo arrivati nell’agrigentino.” Dalla figura di Salvatore Troia si è giunti a Favara dove era in contatto con Giuseppe Blando (11 anni e 8 mesi nello stralcio abbreviato). Blando è il fratello del più noto Domenico, favoreggiatore della latitanza di Giovanni Brusca a Cannatello.

L’inchiesta ha fatto luce sul cosiddetto paracco di Palma di Montechiaro, una cosca mafiosa indipendente da Cosa Nostra e Stidda, che avrebbe gestito un fiorente traffico di stupefacenti, infiltrato al consiglio comunale un proprio capodecina e tentato di mettere le mani sull’appalto del contratto di quartiere dal valore di due milioni di euro. Si torna in aula il 19 gennaio.

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