L’inchiesta sui clan di Villaseta e Porto Empedocle, due indagati lasciano il carcere
Per i giudici le esigenze cautelari si sarebbero affievolite alla luce del tempo trascorso in carcere e del periodo in cui sarebbero stati commessi i reati
Due dei cinquantaquattro indagati nella maxi inchiesta sulla riorganizzazione dei clan mafiosi di Villaseta e Porto Empedocle, nonché su un vasto giro di stupefacenti, lasciano il carcere. Si tratta di Angelo Graci, 61 anni, di Castrofilippo, e Carmelo Corbo, 47 anni, di Canicattì. I due – difesi dall’avvocato Calogero Meli – si trovavano in carcere dal dicembre 2024 quando i carabinieri eseguirono il maxi blitz. Per entrambi – con due diversi provvedimenti firmati dai giudici Ivana Vassallo e Lorenzo Chiaramonte – è stata disposta la misura cautelare dei domiciliari con obbligo di braccialetto in un comune diverso da quello di Canicattì.
Per i giudici le esigenze cautelari si sarebbero affievolite alla luce del tempo trascorso in carcere e del periodo in cui sarebbero stati commessi i reati (2022). Nello specifico, Corbo è accusato di essere il più stretto collaboratore di Vincenzo Parla, ritenuto dagli inquirenti al vertice insieme al boss empedoclino Fabrizio Messina di un gruppo criminale specializzato nel narcotraffico. Graci, ritenuto invece “vicino” alla famiglia mafiosa newyorchese dei Gambino, avrebbe svolto il ruolo di intermediario nelle cessioni di cocaina.
Il Riesame, negli scorsi mesi, ha annullato la più grave delle contestazioni mosse, vale a dire l’associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Il Riesame ha annullato nei confronti di Corbo anche quattro episodi di detenzione e cessione di stupefacente – tuttavia – confermando la sussistenza di ulteriori ipotesi di reato dello stesso genere. Anche per Graci è caduta una singola accusa di detenzione e cessione di stupefacente relativa al ruolo di intermediario che avrebbe svolto nella vendita di una partita di cocaina pari a 2.3 chilogrammi.