Open Arms, la difesa di Salvini: “Nessun sequestro di persona, Ong ha rifiutato più volte lo sbarco”
Lo ha detto l'avvocato Giulia Bongiorno, legale di Matteo Salvini, durante la sua arringa difensiva al processo Open Arms
“Le esigenze di salute sono certamente primarie, ma qui si deve parlare anche dell’interesse dello Stato. Non è che la parola confini, per il cui uso Salvini è stato deriso, se l’è inventata lui. Esiste. L’accusa secondo me fa l’errore di fondo di considerare solo gli interessi dei migranti e di ritenere l’interesse pubblico estraneo al procedimento di accoglienza”. Lo ha detto l’avvocato Giulia Bongiorno, legale di Matteo Salvini, durante la sua arringa difensiva al processo Open Arms.
“La Open Arms era alla fonda e non in pericolo perché l’equipaggio e i migranti erano in condizioni di essere ridossati e avevano inoltre piena e continua assistenza sanitaria. Sulla nave c’era un via vai di medici e psicologi e ai migranti fu perfino consentito di andare a fare compere. E comunque tutto ciò che riguarda le condizioni a bordo, sarebbe oggi di competenza di Salvini visto che è ministro dei Trasporti. Ma all’epoca Salvini era al Viminale e l’Interno non c’entrava nulla”. Lo ha detto l’avvocata Giulia Bongiorno che difende Matteo Salvini nel processo Open Arms. Bongiorno, che esclude che a bordo ci fossero problemi igienici o un’emergenza sanitaria, ha poi precisato che non si può sostenere che un posto sicuro, un place of safety, per essere tale debba avere requisiti ulteriori a quelli previsti dalle normative che sono la possibilità di offrire “cibo, riparo e cure mediche”.
“Tra i migranti della Open Arms non ci fu nessun tentativo di suicidio. Uno non si suicida buttandosi da due metri col salvagente. Piuttosto, trovandosi a pochi metri dalla costa, e con la sicurezza di essere soccorso dalle motovedette, tentavano di raggiungere la costa specie dopo essere stati costretti a bighellonare in mare dalla ong per giorni”.”E’ un pos temporaneo non servono altri requisiti altrimenti non si può definire temporaneo”, ha aggiunto.”Nella decisione del Tar del 10 agosto non c’era alcuna sospensione o annullamento del divieto di ingresso della Open Arms, i giudici si limitano a consentire l’ingresso nelle nostre acque per garantire assistenza alle persone soccorse più bisognose. Il Tar non parlava di annullamento, diceva solo che, in attesa di discutere, si doveva dare assistenza”. “In sole due ore ben 9 persone vennero fatte scendere dalla Open Arms sostenendo di vivere condizioni di stress o di essere incompatibili con altri migranti, senza bisogno di attestare problemi di salute. E questo perchè la Guardia Costiera italiana aveva aperto un canale perchè voleva aiutare i profughi e chiunque non si adattasse alla vita sulla nave, indipendentemente da problemi di salute”. “Cioè se dicevi ‘non mi adatto alla vita a bordo’ potevi scendere. – spiega – Allora mi chiedo: che sequestro di persona è se uno può sbarcare facendo semplicemente presente che non si adatta alla vita della nave? O se dichiarando di avere problemi di insonnia e stress esce senza alcun controllo.” “Cioè se Open nota che basta fare queste dichiarazioni per far scendere 9 persone in due ore, perché non sbarca tutti? – si chiede – Perché non vivevano condizioni di disagio? E allora o stavano bene o Open poteva tranquillamente farli scendere il 16 agosto”. “A un certo punto – conclude – sarebbe bastato solo mandare una email coi moduli già compilati sulle condizioni a bordo per farli scendere. L’Italia si è messa in ginocchio. E tu sequestrato davanti al carceriere che ti chiede un’email che fai? volti le spalle?”