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Naufragio a largo di Lampedusa, dispersi due bimbi

Si tratta di un neonato di 3 mesi e un bambino di 6 anni

Pubblicato 1 anno fa

Nuovo naufragio al largo di Lampedusa. Sarebbero quattro i dispersi tra cui due minori: un neonato di 3 mesi e uno di 6 anni; sarebbero fratellini secondo quanto riferisce Radio Radicale. Trentatre i superstiti, tre le donne e sette i minori non accompagnati. Quattro sono stati condotti in ospedale.

Fra i sopravvissuti ci sono i genitori delle due piccole vittime. Gli altri dispersi sono due uomini. Erano tutti su un barchino di sei metri partito da Sfax, in Tunisia, affondato nelle acque antistanti Lampedusa. A intervenire nell’operazione di soccorso la motovedetta Cp327 della Guardia costiera. Due giorni fa un’altra tragedia del mare: Un barcone carico di migranti si era ribaltato sempre al largo dell’isola: in 40 erano stati tratti in salvo, tre i dispersi secondo le testimonianze dei superstiti. L’imbarcazione si era ribaltata quando si era avvicinata la motovedetta e i migranti si erano spostati su un lato.

LE DICHIARAZIONI DEL SINDACO MANNINO

“Il naufragio è avvenuto in acque Sar maltesi, dove sono intervenute le nostre motovedette. E’ inconcepibile che ci siano Stati Ue che non adempiano al dovere, non dico di accoglienza, ma quanto meno di soccorso e che l’Europa davanti a simili atteggiamenti non prenda posizione, salvo poi scandalizzarsi davanti alla questione delle navi ong”. A dirlo all’Adnkronos è il sindaco di Lampedusa, Filippo Mannino, dopo l’ennesimo naufragio. In 33, tra cui 3 donne e 7 minori, sono stati tratti in salvo da un peschereccio in acque internazionali. Una donna avrebbe riferito ai soccorritori di aver perso i due figli, un neonato e un bimbo di 6 anni. All’appello mancherebbero anche altri due uomini. I superstiti sono stati trasbordati su una motovedetta della Capitaneria di porto e condotti a Lampedusa. “L’Italia non si è mai tirata indietro di fronte a un soccorso – dice adesso Mannino -, ma serve un intervento strutturale e organico. Invece, mentre noi continuiamo a contare i morti l’Europa resta ferma e in silenzio. Lo ripeto ormai da cinque mesi: è necessario un intervento forte con la collaborazione tra tutti gli Stati membri e cambiare il prima possibile il regolamento di Dublino”. Sulla più grande delle Pelagie in poco più di cinque mesi il sindaco Mannino ha già accolto 18 vittime. “Cinque erano bambini e poi ci sono i dispersi, oltre 10, dei quali non abbiamo notizie e neppure corpi a cui dare degna sepoltura”, dice il primo cittadino che da giugno indossa la fascia tricolore. Una macabra contabilità che si aggiunge ai “numeri da capogiro” degli arrivi. “Dall’inizio dell’anno sono passate da qui circa 90mila persone”, spiega Mannino, sottolineando “le conseguenze anche pratiche” che gli approdi hanno sulla sua piccola isola. Dalla gestione dei rifiuti prodotti dall’hotspot e sul molo Favaloro “a cui non riusciamo a far fronte dal punto di vista economico” a quella delle sepolture dei migranti. “All’ufficio Anagrafe abbiamo solo due persone, perennemente impegnate nelle pratiche per i migranti giunti cadaveri – ammette con amarezza -. C’è una procedura complessa dal nullaosta che deve essere rilasciato dalla Procura alla ricerca di posti nei cimiteri di tutta la Sicilia”.  Dal Governo Meloni, però, l’Amministrazione comunale di Lampedusa ha ricevuto le prime risposte. Nei giorni scorsi il sindaco è volato a Roma. “Ci sono stati garantiti degli interventi e alcuni aiuti sono subito arrivati, come il finanziamento straordinario per far fronte al costo esagerato dello smaltimento dei rifiuti. Altri interventi dovrebbero essere contenuti nella manovra. Dal Governo nazionale c’è stata un’apertura e ho riscontrato attenzione verso il nostro territorio”. Il problema per il primo cittadino resta, comunque, l’Europa. “L’Italia, al di là delle politiche del Governo che possono essere condivise o meno, non si tira mai indietro di fronte a un soccorso, ma il fenomeno migratorio ha bisogno di una risposta europea. Una risposta strutturale e organica. Adesso”.

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