Mafia

“Agrigento è tua?”, la contesa tra il clan di Favara e quello di Palma di Montechiaro

Tutti ambivano a mettere le mani a Villaggio Mosè, sede di numerose attività commerciali e negozi

Pubblicato 1 anno fa

“Villaggio Mosè è un territorio libero, ci va Favara, ci va Palma , ci va Agrigento..” In principio (nel 2018) era stato il collaboratore di giustizia Giuseppe Quaranta, ultimo pentito agrigentino, a riferire circa le condizioni di instabilità del dominio mafioso nel quartiere commerciale di Agrigento. Tutti ambivano a mettere le mani a Villaggio Mosè, sede di numerose attività commerciali e negozi. Nicola Ribisi, capo della famiglia mafiosa di Palma di Montechiaro, più di tutti. È quanto emerge dall’inchiesta Condor, coordinata dalla Dda di Palermo con l’aggiunto Paolo Guido e i sostituti Claudio Camilleri e Alessia Sinatra, che questa mattina ha portato all’arresto di nove persone da parte dei carabinieri del Comando Provinciale di Agrigento. 

Una pretesa, quella di Ribisi, non condivisa da alcuni esponenti delle altre cosche, a partire dal capo della famiglia mafiosa di Favara, Giuseppe Sicilia. E sarà proprio uno screzio avuto da quest’ultimo con l’imprenditore Gioacchino Sferrazza, ritenuto vicino a Ribisi, a “riaccendere” la contesa tra i due boss. Sicilia, in una conversazione intercettata con Giancarlo Buggea, manifesta tutte le sue perplessità: “Ad Agrigento, ai cristiani gli sembra che è terra di nessuno..[..] ma chi minchia te l’ha dato Agrigento? Agrigento che minchia è tuo? Se ci tieni a saperlo, prima che arrivi tu ad Agrigento a me viene più vicino”. 

Entrambi i boss, secondo quanto ricostruito dalle indagini, pretendevano di mettere le mani a Villaggio Mosè e questo anche in virtù di legittimazioni ricevute in passato da uomini d’onore di peso. Ribisi affermava di essere stato autorizzato dal capo provinciale di Cosa Nostra, Giuseppe Falsone. Sicilia, a sua volta, si sentiva legittimato a controllare il capoluogo da “un altro cristiano prima di morire”. Il riferimento è a Lillo Lombardozzi, pezzo da novanta della mafia agrigentina: “Lui mi ha detto .. Pinù io non voglio avere a che fare con nessuno.. tu qualsiasi cosa veditela tu..”

Un tentativo di espansione che, secondo il racconto intercettato di Sicilia, Ribisi avrebbe anche provato a Favara quando un soggetto di Palma di Montechiaro, che si definiva figlioccio di Ribisi, aveva cercato di inserirsi nel mercato della vendita delle bibite a prezzi al ribasso: “L’ho chiamato e gli ho detto.. ascolta qua.. vai a dire a tu parrino che qua non vieni a vendere la birra.. e faglielo sapere.. ci vai e gli devi dire come ti dico io, vai a vendere al paese suo, qua basta”. 

Giancarlo Buggea
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