Cosa nostra e Stidda si contendono l’affare illecito delle mediazioni: pistola puntata alla testa per chi non è d’accordo
I magistrati della Dda di Palermo non ritengono l'avvocato Porcello un collaboratore di giustizia
L’oscura ed illecita gestione delle mediazioni nel commercio ortofrutticolo e nella compravendita di appezzamenti di terreno al centro delle dichiarazioni dell’avv. Angela Porcello, finita al centro della mega-inchiesta antimafia “Xydi” che l’ha portata direttamente in carcere.
Il suo racconto è minuzioso ed apre scenari investigativi di vasta portata e fa emergere un mondo affatto legale dove Cosa nostra e Stidda la fanno da padrone e gestiscono gli “affari” con la violenza e con le pistole puntate alla testa di malcapitati possidenti.
Questo il suo racconto fratto ai magistrati della Dda di Palermo che sino ad oggi non ritengono l’avvocato Porcello un collaboratore di giustizia:
Adr: sono a conoscenza di numerosi episodi estorsivi nell’ambito del commercio ortofrutticolo, nelle annate agrarie 2019 e 2020 (l’annata agraria comincia a luglio e si chiude a dicembre). Nel luglio 2019 esponenti della Stidda si inseriscono nel mercato al fine di sostituire la figura dei mediatori, che sono coloro che si frappongono tra il produttore e il commerciante e che, per far ciò, percepiscono il 3% dell’importo. Il mediatore si reca dal commerciante e mette in contatto quest’ultimo con il produttore; ogni commerciante ha i propri mediatori. Che io sappia, non esiste un albo di mediatori.
Nell’individuazione dei mediatori c’è sempre stato un condizionamento da parte di Cosa nostra che si infiltrava nella scelta del mediatore; per fare un esempio, se il vigneto si trovava nel territorio di Campobello di Licata, il commerciante si doveva rivolgere a un mediatore di quel territorio individuato da Cosa nostra.
Quando ho conosciuto Giancarlo Buggea, il sistema era già perfezionato nel senso che già i mediatori erano stati individuati.
Ne sono a conoscenza perché mi sono occupata personalmente di gestire il sistema. Quindi, come detto, nel 2019 arrivano gli stiddari e ne nasce una diatriba perché Antonio Chiazza era di Palma di Montechiaro e non era legittimato a intervenire nel territorio di Canicattì perciò lo stesso Chiazza si unisce a Gallea e Rinallo, di Canicattì.
Nell’annata agraria 2018, Buggea (proprietario di due grandi vigneti in territorio di Naro) ha venduto il prodotto dei propri terreni agricoli a Lombardo Gaetano, un commerciante; il mediatore per questa vendita è stato Luigi Castellana, scelto dal Lombardo, il quale divideva questa percentuale (circa 15 mila euro) con Giuseppe Puleri (che percepiva quindi la metà) il quale doveva consegnare la metà ad Angelo Middioni che era detenuto.
La moglie del Puleri aveva anche rivendicato la somma rivolgendosi a Buggea.
Di questa suddivisione ne sono a conoscenza diretta per averlo saputo da Buggea, produttore e venditore. Il commerciante sceglie più o meno liberamente il mediatore, che consegna parte della somma a cosa nostra. Il sistema era comunque rigido perché il produttore non poteva rivolgersi a commercianti diversi da quelli del territorio per la vendita.
Adr: Lombardo Gaetano è di Ravanusa, molto vicino a Luigi Boncori.
Adr: nel 2018 e 2019 ci sono state altre mediazioni su Campobello di Licata, fra Giuseppe Puleri e tale Peppe Asaro, un mediatore, ha circa 60/65 anni che ho conosciuto personalmente.
So che il mediatore divideva il provento della “sensalia” con il Puleri e questa operazione era stata “coperta” da fatture emesse dalla moglie del Puleri, Teresa Ferranti, che aveva la partita Iva e pertanto era l’unica che poteva emettere fatture. Io però nel periodo in cui Giuseppe Puleri era detenuto avevo consigliato di evitare l’emissione delle fatture. Quando Puleri è stato arrestato, restò l’Asaro, che continuò comunque a corrispondere le somme alla moglie del Puleri che era detenuto.
Adr: Luigi Castellana, che percepiva le provvigioni per le “sensalie”, gestiva personalmente le quote destinate a Cosa nostra.
Adr: i fratelli Cervino sono commercianti di uva di Canicattì, si rivolgevano ad Asaro e a Puleri. A Ravanusa il mediatore era Luigi Castellana perché il commerciante era sempre il suddetto Lombardo. Giovanni Nobile era un altro mediatore che però, che io sappia, non corrispondeva somme a Cosa nostra.
Giuseppe Auteri, uno dei più grossi commercianti della zona di Catania, aveva mediatori di Palma di Montechiaro, uno si chiama Peppe e l’altro è noto come panza all’aria; li ho conosciuti ma non ne so il nome, so però che non versavano soldi a Cosa nostra.
Adr: nel 2018 e 2019 Luigi Castellana si muoveva per Gaetano Lombardo, mi pare fosse titolare della società Lady O; Peppe Asaro era il mediatore dei fratelli Cervino. Buggea, prima del 2018, aveva venduto ai Cervino tramite Giovanni Nobile e aveva venduto anche ad Auteri.
Adr: nell’ultima annata agraria, relativa al 2020, cambia il sistema perché si inserisce Antonio Chiazza, che si accompagnava a Pietro Fazio e a Stefano Nicosia. Nel luglio 2020 questi soggetti cominciano ad “agganciare” direttamente i mediatori perché versassero a loro la metà delle loro provvigioni.
Fra questi mediatori, c’erano Giovanni Nobile, Alessandro Di Stefano; quest’ultimo ha raccontato a me e al Buggea che Chiazza e Fazio lo avevano fermato per strada mentre era in macchina e gli avevano fatto violente pressioni perché gli versasse metà delle sue provvigioni di mediatore. Di Stefano si era rivolto al Buggea in ragione dei loro stretti rapporti. Medesime circostanze ha raccontato Giovanni Nobile a me a Buggea.
Adr: nel luglio/agosto 2020 uno dei camion di Antonino Scardina, titolare della “Fortunella s.r.l.” e commerciante, che era parcheggiato in un magazzino (di proprietà di Giuseppe Puleri, omonimo di quello detenuto), è stato incendiato; questo Puleri mi aveva detto di sapere di non essere destinatario del “segnale” ma che lo era Scardina, quindi Buggea aveva convocato presso la sua abitazione Antonio Chiazza tramite Stefano Nicosia. Preciso che di questo episodio io ne avevo parlato personalmente con Puleri e invece Scardina ne aveva parlato con Buggea. Buggea mi ha raccontato che poi Chiazza si era effettivamente recato da lui in campagna e aveva ammesso che quell’incendio era effettivamente riferibile a lui e al suo gruppo; Buggea aveva suggerito al Chiazza di non procedere a questo tipo di gravi atti intimidatori perché c’era il pericolo di essere denunciati dai mediatori e aveva quindi consigliato al Chiazza di simulare coi mediatori di avere dei soci ai quali doveva versare la metà della provvigione. Sono anche a conoscenza che Chiazza si era recato da Giovanni Nobile, che era il mediatore di Scardina; ne sono a conoscenza perché Nobile era venuto in campagna da me e Buggea e ci aveva raccontato di essere stato minacciato dal Chiazza per avere il 50% delle mediazioni. Lo scopo di Chiazza era quello di costringere Scardina e Nobile a corrispondere il 50% delle mediazioni a Chiazza.
Adr: non sono a conoscenza di accordi fra Buggea, Boncori e Giuseppe Giuliana in ordine alle mediazioni.
Adr: nel 2020 Buggea ha venduto il prodotto dei propri terreni ad Antonio Scardina per 750 mila euro, il 50% della mediazione (come detto, il 3%) lo ha preso Giovanni Nobile e l’altra metà lo hanno preso Chiazza e Rinallo in contanti, consegnati nel mio studio in mia presenza all’interno di un sacchetto di carta. In quella occasione, Buggea ha consegnato la provvigione anche per la vendita del produttore Angelo Sutera (che aveva dei terreni confinanti con quelli del Buggea) e del produttore Luigi Mulone, le cui provvigioni erano sempre destinate a Chiazza e Rinallo. Tutto ciò è accaduto nel dicembre 2020. Questi contanti Buggea se li è procurati nel giro di un po’ di giorni.
Adr: Luigi Micciché è un altro mediatore che è venuto in campagna da Buggea.
Adr: Stefano Saccomando è un produttore di uva, nel 2020 si sono recati da lui il produttore Nino Grasso con mediatori Chiazza e Fazio e Giuseppe Auteri con il suo mediatore; sono a conoscenza, per averlo appreso direttamente da Saccomando a Naro, che Chiazza si era recato nei suoi terreni e gli aveva puntato una pistola alla testa. Saccomando era molto turbato. Poi Buggea mi ha confermato l’episodio e me lo ha raccontato nei dettagli: nei terreni di Saccomando si erano presentati tutti insieme i soggetti sopra citati e siccome c’era un contrasto fra i due commercianti con i rispettivi mediatori per la spettanza di quella produzione (sostanzialmente si erano sovrapposti), Chiazza aveva puntato la pistola alla testa di Saccomando e aveva così ottenuto per quella produzione il 3% di 450.000 euro. Buggea mi aveva poi riferito che Saccomando gli aveva raccontato l’episodio e Buggea aveva convocato nuovamente Chiazza per dirgli di non assumere comportamenti del genere.