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“Costante disponibilità nei confronti del boss”: ecco perché è stato condannato l’ex sindaco Sabella

Depositate le motivazioni della sentenza del processo Montagna che ha visto la condanna a 6 anni e 8 mesi dell'ex sindaco di San Biagio Platani per concorso esterno

Pubblicato 3 anni fa

“Le emergenze probatorie [..]sono, come detto, significativamente indicative di un contributo articolato posto in essere dal Sabella in favore della associazione mafiosa operante nel territorio di San Biagio Platani, seppur senza un reale affectio societatis, attesa l’estraneità del predetto al sodalizio criminale.” E’ quanto scrivono i giudici della prima sezione penale del tribunale di Agrigento, presieduta da Alfonso Malato, nelle motivazioni della sentenza di primo grado con cui lo scorso dicembre è stato condannato – alle pena di  6 anni e 8 mesi – l’ex sindaco di San Biagio Platani Santo Sabella per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. 

Nelle motivazioni si legge: “Nonostante ciò, però, è emerso che il Sabella abbia intavolato ampie ed articolate trattative a sfondo politico-affaristico, abbia assunto impegni spartitori  non  facendosi scrupolo di gestire con consapevole ambiguità l’interesse pubblico fino a deviarlo verso il soddisfacimento del suo interesse elettorale e del concorrente interesse mafioso del Nugara, di cui rispettava ogni indicazione sui comportamenti da tenere di fronte a determinate vicende che interessavano anche le competenze attribuite alla complessa macchina comunale.E  tutto ciò, in modo pienamente corrispondente ai desiderata di Nugara Giuseppe, con la chiara consapevolezza sia del ruolo associativo svolto da quest’ultimo all’interno di “Cosa Nostra” – come, tra l’altro, specificamente riferito dal collaboratore di giustizia Quaranta Giuseppe – sia della circostanza che il proprio contributo avrebbe senz’altro agevolato l’associazione facente capo al Nugara.” 

Per i giudici “l’effetto prodotto dal contributo del Sabella ha costituito, indubbiamente, un rafforzamento dell’azione criminale del sodalizio –  in tal senso, in particolare, la vicenda degli Archi di Pane – che riusciva ad avere informazioni e contatti al più alto livello della amministrazione  comunale. Non vi è dubbio, infatti, che il Sabella abbia manifestato una costante e continua illecita disponibilità nei confronti del Nugara e nei confronti dell’autorità mafiosa che esercitava nel territorio sperando in – ed in certi casi ottenendo – un contraccambio in termini di controllo del territorio e delle attività economiche garantite dal sodalizio, e ciò al fine di conseguire una posizione di potere da spendere anche sul terreno elettorale per favorire il prestigio della propria persona, quale politico che “crea lavoro”

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