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Inchiesta Passepartout: i commenti sul pentito Quaranta e i sospetti su “Mario Merola”

Dalle intercettazioni disposte nell’ambito dell’inchiesta Passepartout, che nella giornata di ieri ha portato al fermo del capomafia di Sciacca Accursio Dimino, dell’assistente parlamentare Antonello Nicosia e tre fiancheggiatori, emerge una certa “sofferenza” dello stesso “Matiseddu” nel costatare la presa di potere di personaggi con scarso spessore criminale.  Alcune conversazioni significative tra Dimino e Nicosia emergono […]

Pubblicato 6 anni fa

Dalle intercettazioni disposte nell’ambito dell’inchiesta Passepartout, che nella giornata di ieri ha portato al fermo del capomafia di Sciacca Accursio Dimino, dell’assistente parlamentare Antonello Nicosia e tre fiancheggiatori, emerge una certa “sofferenza” dello stesso “Matiseddu” nel costatare la presa di potere di personaggi con scarso spessore criminale. 

Alcune conversazioni significative tra Dimino e Nicosia emergono all’indomani dell’operazione Montagna, il maxi blitz dei carabinieri che ha di fatto decapitato l’intero mandamento nel gennaio 2017. Poco dopo uno dei personaggi coinvolti, il favarese Giuseppe Quaranta, decide di intraprendere la collaborazione con la giustizia. 

Dimino: “Ma questo qua..”
Nicosia: “Che si usa dare confidenza? Uno spazzino è”
Dimino: “Ma a parte questo ..”
Nicosia: “Comunque Cù, tutte cose si sono cambiate.. nel senso che non si può.. come minchia si affida a gente così…si affidano a gente così scarsa .. così scadente..”
Dimino: “Perchè non c’è più…[..] ora dice che non si punge più..”

Stesso giudizio espresso anche nei confronti di Domenico Maniscalco, inteso “Mario Merola”. Maniscalco è stato arrestato nell’ambito dell’operazione Montagna con l’accusa di essere il braccio destro del boss Salvatore Di Ganci salvo poi essere assolto col rito abbreviato il 25 luglio scorso dal Gup di Palermo. 

Il 9 febbraio 2016 lo stesso Maniscalco viene “pizzicato” in una riunione interprovinciale tra mafiosi di mezza Sicilia al bar Pigno d’Oro di Catania: oltre lui ci sono anche Calogerino Giambrone (capomafia di Cammarata deceduto in carcere), Giovanni Pappalardo, Giuseppe Costa Cardone esponenti di spicco della famiglia mafiosa di Catania; Giuseppe Benigno, della famiglia mafiosa di Belmonte Mezzagno; Giuseppe Marotta, della famiglia mafiosa di Pietraperzia; Antonino Maranto e Santo Di Dio della potente famiglia delle Madonie.

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