Mafia

Kerkent, mafia e droga ad Agrigento: chieste 21 condanne 

Il processo di Appello scaturito dalla maxi inchiesta Kerkent

Pubblicato 1 anno fa

La Procura Generale di Palermo ha avanzato ventuno richieste di condanna nell’ambito del processo di Appello scaturito dalla maxi inchiesta Kerkent, eseguita dalla Direzione Investigativa Antimafia, che ha fatto luce sulla scalata al vertice della famiglia mafiosa di Agrigento del boss Antonio Massimino. 

L’accusa, al termine della requisitoria, ha chiesto ventidue anni di reclusione nei confronti del capomafia e nove anni, dieci mesi e quindici giorni di reclusione per l’imprenditore agrigentino Salvatore Ganci. Quest’ultimo, assolto in primo grado, è accusato insieme al boss di una vicenda di recupero crediti con sequestro di persona e violenza sessuale. La Procura Generale, per il resto, ha chiesto la conferma dell’intera sentenza di primo grado.

In quell’occasione furono venti le persone condannate: James Burgio (8 anni); Salvatore Capraro (9 anni); Davide Clemente (9 anni e 6 mesi); Fabio Contino (8 anni); Sergio Cusumano (12 anni e 8 mesi); Alessio Di Nolfo (12 anni); Eugenio Gibilaro (10 anni); Pietro La Cara (assolto); Domenico La Vardera (8 anni e 8 mesi); Domenico Mandaradoni (8 anni); Antonio Massimino (20 anni); Gerlando Massimino (12 anni); Antonio Messina (12 anni); Giuseppe Messina (20 anni); Liborio Militello (8 anni); Andrea Puntorno (8 anni); Calogero Rizzo (5 anni); Luca Siracusa (8 anni); Giuseppe Tornabene (8 anni e 8 mesi); Francesco Vetrano (20 anni).

Escono dal processo, con le assoluzioni che diventano definitive,  Fracesco Di Stefano; Daniele Giallanza; Valentino Messina; Francesco Romano; Vincenzo Sanzo; Attilio Sciabica.

Nel collegio difensivo gli avvocati Salvatore Pennica, Alfonso Neri, Daniele Re, Francesco Accursio Mirabile, Monica Malogioglio, Marco Aloisio, Salvatore Butera, Giovanni Castronovo, Enrico Quattrocchi, Annalisa Russello, Riccardo Bellotta, Giuseppe Bagnato, Francesco Muzzozzappa, Gisella Spataro, Giuseppina Ganci e Salvatore Mondello. 

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