Mafia

La “supermafia” in Lombardia che passa (anche) da Canicattì: l’inchiesta approda al Riesame 

Uno dei personaggi chiave è Gioacchino “Iachinu” Amico, 39 anni, di Canicattì

Pubblicato 2 mesi fa

Si svolgeranno a partire dal prossimo 15 marzo le udienze al tribunale del Riesame dopo il ricorso avanzato dalla procura di Milano contro l’ordinanza del gip Tommaso Perna che, lo scorso ottobre, negò l’arresto di 142 persone su 153 indagati nell’ambito dell’inchiesta “Hydra”. Si tratta dell’attività investigativa che ipotizza l’esistenza della “Supermafia”, vale a dire l’unione di ‘ndrangheta, camorra e Cosa nostra in un unico consorzio criminale attivo in Lombardia. La tesi accusatoria è stata smontata (al momento) dal gip Perna che ha accolto soltanto la richiesta di arresto per 11 persone ma non per mafia. La procura di Milano, guidata dall’agrigentino Marcello Viola, ha presentato ricorso chiedendo di estendere l’applicazione delle misure cautelari anche a tutti gli altri indagati. Sono circa ottanta le posizioni che verranno discusse al tribunale del Riesame.

Un’inchiesta che parla molto agrigentino. Uno dei personaggi chiave è Gioacchino “Iachinu” Amico, 39 anni, di Canicattì. L’uomo è finito in carcere con le accuse di droga ed estorsione ma non per mafia. Per gli inquirenti, invece, sarebbe una figura di spicco nel clan camorristico Senese, la famiglia riconducibile al figlio di “Michele o pazz”. Nelle oltre duemila pagine di ordinanza il suo nome compare continuamente e c’è di tutto. Traffico di droga, estorsioni, appalti, legami con la politica, addirittura il presunto coinvolgimento in un omicidio (“lupara bianca”) e un ruolo di vertice nella “super cosa”, una confederazione tra famiglie di Cosa nostra, ndrangheta e camorra che operava in Lombardia.

La politica era il suo pallino sin da giovane e aveva tentato, senza molto successo, a candidarsi per un posto al Consiglio comunale di Canicattì. Era il 2016 e Gioacchino Amico si era candidato con il Movimento Fare guidato allora dall’ex sindaco di Verona Flavio Tosi, sostenendo la candidatura a sindaco di Gioacchino Asti, già assessore Dc della Giunta Corbo. Andò male ma il rampante canicattinese depose le armi in attesa di tempi migliori, senza tuttavia perdere di vista l’importanza della politica nel senso peggiore del termine. Per lui la politica doveva stare al servizio e attuare i desiderata di gente senza scrupoli. Ma di strada Gioacchino Amico ne ha fatta tanta e, a dire il vero, con molta sorpresa di quanti lo hanno conosciuto.

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