Leonardo Ciaccio, l’ergastolano fedelissimo di Messina Denaro diventa bibliotecario
Da uomo di fiducia del boss Matteo Messina Denaro, tanto da essere l'unico anche ad avere il suo numero di cellulare, a bibliotecario del museo di Santa Chiara in Sulmona
Da uomo di fiducia del boss Matteo Messina Denaro, tanto da essere l’unico anche ad avere il suo numero di cellulare, a bibliotecario del museo di Santa Chiara in Sulmona. Fa discutere la decisione del Tribunale della Liberta’ dell’Aquila che ha concesso a Leonardo Ciaccio – con alle spalle una sentenza irrevocabile all’ergastolo dalla Corte di Assise di Palermo per associazione per delinquere di stampo mafioso, sequestro di persona, omicidio volontario e soppressione di cadavere – la misura alternativa alla detenzione per lo svolgimento, a titolo di volontariato, di bibliotecario del polo museale di Sulmona (L’Aquila).
Provvedimento al quale si e’ opposta la procura generale della Corte d’Appello dell’Aquila, chiedendo alla Cassazione di annullare l’ordinanza emessa dal Tribunale della Liberta’ dell’Aquila. Ciaccio, secondo quanto emerso dalle indagini e in base anche alle diverse note della stessa Direzione Nazionale Antimafia (Dna), e’ un appartenente alla famiglia mafiosa di Castelvetrano (Trapani), inserita nel mandamento omonimo e in quanto suo esponente di assoluto spicco, inserito nel gruppo di fuoco alle dirette dipendenze di Matteo Messina Denaro che lo ha sempre considerato uno dei suoi uomini di fiducia, tanto da aver reso responsabile della custodia e gestione delle armi del clan. Non e’ un caso, che Ciaccio aveva in via esclusiva il numero di cellulare del boss con la prerogativa di essere l’unico intermediario tra capo-Mafia e gli altri uomini d’onore.
Nel ricorso della procura generale presso la Corte d’Appello dell’Aquila, viene evidenziato innanzitutto come in passato il detenuto non sia mai riuscito a ottenere un permesso premio, di qui lo stupore per un permesso molto piu’ ampio, quello appunto della semiliberta’. A supporto della tesi che Ciaccio non puo’ uscire dal carcere, anche altre annotazioni della Dna che non esclude l’attuale collegamento tra l’ergastolano con la criminalita’ organizzata e dunque la sua pericolosita’ sociale. Uomo di Mafia, mai pentito e mai collaborativo con la giustizia, “premiato” solo per la sua condotta carceraria ineccepibile in carcere senza che si sia tenuto conto della sua statura criminale. Attivita’ di volontariato del detenuto, a giudizio della procura generale sarebbe come rifugiarsi in una situazione di comodo che gli consente di uscire dal carcere, anche rinunciando a uno stipendio mensile a carico dell’amministrazione penitenziaria. Inoltre il polo museale si trova in prossimita’ di esercizi commerciali frequentati da persone che hanno o hanno avuto a che fare con la legge e luogo dove e’ stata sequestrata anche droga. Una decisione contestata, sulla quale la Cassazione e’ stata invitata a valutare la mafiosita’ dei crimini e il calibro criminale del detenuto.