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Licata, inchiesta “Halycon”: domani interrogati dal Gip Cusumano e i Massaro

Saranno interrogati domattina dal Gip del Tribunale di Agrigento, Stefano Zammuto, Antonino Cusumano 43 anni, di Licata, dipendente del noto ristorante “Il Sombrero” arrestato nell’ambito dell’inchiesta “Halycon”; Antonino Massaro, 61 anni e Marco Massaro, 43 anni, entrambi elettrauto di Licata, con il primo gravato dalla misura dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. I tre, assistiti […]

Pubblicato 5 anni fa

Saranno
interrogati domattina dal Gip del Tribunale di Agrigento, Stefano Zammuto,
Antonino
Cusumano 43 anni, di Licata, dipendente del noto ristorante “Il Sombrero”
arrestato nell’ambito dell’inchiesta “Halycon”; Antonino Massaro, 61 anni e Marco
Massaro, 43 anni, entrambi elettrauto di Licata, con il primo gravato dalla
misura dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

I tre,
assistiti dall’avvocato Balsamo saranno interrogati in Tribunale.

Sempre
domani ma in carcere, al Petrusa sarà interrogato, assistito dall’avvocato
Angela Porcello,  anche  Raimondo Semprevivo, 41 anni, di Licata, ex
genero del boss Angelo Occhipinti e cognato del consigliere comunale licatese
Giuseppe Scozzari, finito in manette perché raggiunto da provvedimento di fermo
sia per l’inchiesta “Halycon” che per la precedente, ma collegata a quest’ultima,
inchiesta “Assedio”.

Le
inchieste Halycon ed Assedio tutte condotte a Licata dai carabinieri, si
intrecciano e nascono da un unico rapporto giudiziario. Nelle scorse settimane,
sono stati disposti due fermi che hanno portato in carcere una quindicina di
persone tra cui  il boss Giovanni “il
professore” Lauria e un funzionario della Regione Siciliana, Lucio Lutri, 60
anni, maestro venerabile massone) il farmacista Angelo Lauria nonché Giuseppe
Puleri ed Angelo Occhipinti.

I
pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, con il
procuratore aggiunto Paolo Guido e i sostituti Geri Ferrara, Claudio Camilleri
e Alessia Sinatra, contestano a Cusumano  il reato di favoreggiamento aggravato
dall’avere agevolato l’associazione mafiosa. Per loro Cusumano era il
messaggero tra i mafiosi Mugnos e Casa e messo a disposizione per gli incontri
di mafia i locali del ristorante-bar “El Sombrero” di Licata.

L’uomo è
finito nei guai grazie alle intercettazioni: “Allora io sto arrivando al Sombrero che mi ha chiamato Nino Cusumano
che mi deve parlare”,
diceva Mugnos. Quando quest’ultimo aveva necessità di
contattare Casa si rivolgeva a “Nino (Cusumano, ndr) che a sua volta invitava
Mugnos “per un cappuccino altrimenti
finisce il latte”.

Queste
frasi per gli inquirenti avevano altre finalità 
rappresentavano la convocazione per riunioni importanti tra mafiosi. E
Cusumano, secondo i carabinieri, era l’uomo vedetta: appena notava qualcosa di
strano davanti il ristorante dove lavorava avvisava i mafiosi.

Per la
stessa ipotesi di reato, invece è stata disposta la misura dell’obbligo di
presentazione alla polizia giudiziaria per un secondo indagato, Antonino
Massaro, elettrauto di 61 anni. Quest’ultimo e un terzo indagato, Marco
Massaro, 43 anni, sono stati sottoposti a perquisizione domiciliare. La
posizione dei due indagati non arrestati è questa: si tratta di due elettrauto
licatesi, che si sono adoperati per scovare e rendere inattive le cimici
piazzate dagli investigatori per ascoltare le conversazioni dei presunti
mafiosi.

In
particolare nel gennaio di due anni fa, scovò una microspia piazzata dagli
investigatori sul fuoristrada utilizzato da Mugnos. E la cimice registrò
Massaro mentre armeggiava dentro il suo Nissan Pathfinder: “… figli di bagascia che siete… figli di puttana che siete”. Aveva
rinvenuto la microspia e avvertì subito Mugnos: “c’era “il microchip” ma “non lo posso toccare…Va beh. .. loro hanno
scombinato mezzo mondo … va beh … ciao ‘mbare Giovà!”.

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