Mafia

Mafia, gli interessi di Laura Bonafede per il clan: svelato il nome in codice “Perlana”

Nei pizzini di Laura Bonafede il capo della famiglia mafiosa di Campobello Franco Luppino veniva chiamato "Perlana"

Pubblicato 2 anni fa

Laura Bonafede, figlia del boss di Campobello arrestata per il favoreggiamento di Matteo Messina Denaro, era fortemente interessata alle sorti della famiglia mafiosa del paese e del suo capo Franco Luppino, che la donna in codice chiamava “Perlana”, e condivideva col padrino, allora latitante, la preoccupazione che uno degli ultimi blitz antimafia che, a settembre, aveva decapitato la famiglia di Campobello e portato all’arresto di Luppino, potesse pregiudicate la latitanza del boss.

Emerge dai pizzini che la donna si scambiava con Messina Denaro, ritrovati dal Ros. Dalle lettere si comprende che la composizione della famiglia mafiosa di Campobello, l’affidabilità dei suoi affiliati e in generale la capacità di controllo del territorio, erano argomenti che stavano molto a cuore alla Bonafede. “Una volta mi dicesti: “ma se persone non ce ne sono più”, scriveva riferendosi al fatto che gli arresti avevano decimato i clan e che non c’erano più gli uomini d’onore d’un tempo. “Perlana ci serviva”, diceva la donna al capomafia parlando di Luppino finito in manette.

Dure le critiche rivolte a due mafiosi “Solimano” e “Pancione”, entrambi nomi in codice. Ma Pancione ci sta pensando da solo” “mangia come un porco, nemmeno può camminare più”, diceva, sostenendo che si sarebbe ucciso prima che qualcuno fosse riuscito ad eliminarlo. Da un brano di una lettera del 3 dicembre 2022, inoltre, si capisce che Laura Bonafede ed il latitante condividevano anche interessi economici.

La donna informava Matteo Messina Denaro di prezzi e “obiettivi”, da intendersi come margini di profitto. “Da questi scarni riferimenti si coglie la condotta di sostentamento economico da parte della donna che si faceva carico per conto del latitante, della gestione di attività economiche, consentendogli così di non esporsi direttamente con il rischio di essere catturato” ritengono gli inquirenti. “Prezzo: 0,75 euro, praticamente la metà. Invece l’integro 1,50 euro. Se non ci fosse stato questo imprevisto sarebbe stato raggiunto un buon obiettivo ma va bene lo stesso”, scriveva.

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