Operazione antimafia Ianus, 55 misure cautelari: chi sono gli agrigentini coinvolti (NOMI)
Tutti i nomi delle persone coinvolte nella maxi operazione antimafia
Sono diversi gli agrigentini coinvolti nella maxi operazione antimafia eseguita questa mattina dalla Squadra mobile di Caltanissetta. Cinquantaquattro gli arresti effettuati, un indagato è ancora ricercato. Tra loro ci sono “vecchie” e “nuove” conoscenze del panorama criminale agrigentino coinvolte nel recente passato in inchieste sul traffico di stupefacenti. Tra gli agrigentini per cui è stata disposta la custodia in carcere ci sono Gianluca Attardo, 42 anni, di Agrigento; Gioacchino Giorgio, 37 anni, di Licata; Diego Milazzo, 29 anni, di Canicattì. Il primo è attualmente imputato per la nota inchiesta “Piramide” mentre il secondo in quella Hybris. Ai domiciliari finiscono: Loredana Marsala, 42 anni, di Canicattì; Morena Milazzo, 37 anni, di Canicattì; Diego Milazzo, 40 anni, di Canicattì. Divieto di dimora in provincia di Agrigento, invece, per Ignazio Agrò, 65 anni, di Racalmuto, e Giuseppe Terrasi, 45 anni, di Agrigento. Un altro indagato, Martin Marius Vasile, originario della Romania ma residente a Canicattì, è finito in carcere. Risultano, invece, indagati a piede libero Giuseppe Alaimo, 29 anni, di Canicattì, e Gioacchino Taibbi, 26 anni, di Canicattì. , 29 anni di Canicatti, e Loredana Marsala, 42 anni, di Canicattì; Morena Milazzo, 37 anni, di Canicattì; Sono contestati reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, intestazione fittizia di beni, estorsione e traffico di sostanze stupefacenti. Reati aggravati dalla disponibilità, in capo agli associati, di armi (anche da guerra) ed esplosivi.
TUTTI I NOMI DEGLI INDAGATI
Sono questi i nomi dei 54 arrestati nell’operazione antimafia condotta dalla polizia di Caltanissetta: Giuseppe Tasca, 51 anni di Gela, Ignazio Agrò, 64 anni di Agrigento, Massimiliano Astuti, 39 anni di Gela, Gianluca Attardo, 42 anni di Agrigento, Salvatore Azzarelli, 46 anni di Gela, Giuseppe Borgese, 28 anni di Reggio Calabria, Benedetto Giuseppe Curvà, 37 anni di Gela, Alberto Pasquale Di Dio, 30 anni di Gela, Crocifisso di Gennaro, 42 anni di Gela, Giacomo Di Noto, 42 anni, di Gela, Giuseppe Domicoli, 42 anni, di Gela, Maurizio Domicoli, 58 anni, di Gela, Vincenzo Donzella, 37 anni di Gela, Gioacchino Giorgio, 37 anni di Agrigento, Rosario Greco, 57 anni di Gela, Rocco Grillo, 31 anni di Gela, Manuel Ieva, 43 anni di Gela, Giuseppa Lauretta, 52 anni di Gela. Loredana Marsala, 42 anni di Agrigento, Marius Vasile Martin, romeno di 32 anni, Vincenzo Mazzola, 23 anni di Palermo, Salvatore Mezzasalma, 57 anni di Gela, Diego Milazzo, 29 anni di Agrigento, Morena Milazzo, 37 anni, di Gela, Orazio Monserrato, 32 anni di Gela, Salvatore Nocera, 35 ani di Gela, Mohamed Matar Hassan Omar, egiziano di 37 anni, Nicola Palena, 42 anni di Gela, Fabio Palumbo, 45 anni di Gela, Emanuele Pantano, 40 anni, di Gela, Andrei Pascal, romeno di 38 anni, Giuseppe Pasqualino, 32 anni, di Gela, Alessandro Emanuele Pellegrino, 33 anni di Gela, Raffaele Pepè, 27 anni di Reggio Calabria, Alessandro Peritore, 32 anni di Gela, Calogero Orazio Peritore, 40 anni di Gela, Raffaele Antonio Rapicavoli, 46 anni, Mirko Salvatore Rapisarda, 41 anni di Gela, Giovanni Rinzivillo, 35 anni di Gela, Rocco Rinzivillo, 34 anni di Gela, Samuele Rinzivillo, 40 anni di Gela, Vincenzo Romano, 36 anni di Gela, Francesco Davide Scicolone, 34 anni di Gela, Carmelo Scilio, 49 anni, Giuliano Giovanni Scordino, 27 anni, di Catania, Luigi Scuderi, 35 anni di Catania, Giuseppe Sicurella, 24 anni di Catania, Giuseppe Sinatra, 28 anni, di Gela, Antonio Solazzo, 35 anni, Salvatore Taormina 50 anni di Palermo, Giuseppe Terrasi, 45 anni, di Agrigento, Mario Tomaselli, 67 anni di Catania, Giacomo Tumminelli, 40 anni di Gela. Un altro indagato è attualmente ricercato.
LE INDAGINI
Secondo l’ordinanza del G.I.P sussistono gravi indizi per affermare, allo stato, quanto segue. Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Caltanissetta, iniziate alla fine del 2018, hanno consentito di tracciare le linee operative di cosa nostra in territorio gelese, acclarando ancora una volta la piena operatività dei due gruppi che animano la suddetta consorteria mafiosa nel territorio, ovvero il gruppo Rinzivillo e il gruppo Emmanuello (da qui il nome dell’operazione, “Ianus”: una delle divinità più antiche, solitamente raffigurata con due volti cosiddetto Giano Bifronte, proprio a sottolineare i due volti di cosa nostra). L’indagine dei poliziotti della Squadra Mobile, S.I.S.C.O. Caltanissetta e Commissariato di P.S. di Gela – ha consentito di far emergere gravi indizi anche in ordine agli ingenti investimenti dell’organizzazione mafiosa cosa nostra operante a Gela nella realizzazione di serre finalizzate alla coltivazione di marijuana; al contempo avrebbe utilizzato tale tipologia di droga come merce di scambio per ottenere sostanze stupefacenti di altro genere quale cocaina, dalle organizzazioni criminali reggine e catanesi. In dettaglio, tra cosa nostra gelese e soggetti legati alla ‘ndrangheta calabrese e, segnatamente, alla ‘ndrina Longo di Polistena, nonché con esponenti della criminalità organizzata catanese, il traffico di droga si sostanziava per i gelesi nell’importazione di cospicui quantitativi di cocaina e hashish e nell’esportazione di sostanza stupefacente del tipo marijuana. Ciò è stato ricostruito in forza delle emergenze investigative tratte dal contenuto delle intercettazioni di conversazioni tra gli odierni indagati ed ha trovato riscontro in numerosi sequestri di marijuana il cui quantitativo complessivo si attesta su 1000 kg circa di stupefacente del tipo marijuana; inoltre, secondo una stima fatta proprio dagli stessi indagati nel corso delle conversazioni captate, il quantitativo settimanale di sostanza stupefacente immessa sul mercato si aggirava intorno a 1 o 2 kg di cocaina, con conseguenti cospicui guadagni per milioni di euro. L’indagine ha altresì fatto luce anche in ordine ai rapporti tra cosa nostra e l’altra organizzazione mafiosa operante a Gela e segnatamente la stidda, censendo taluni incontri tra i rispettivi vertici. Durante l’attività investigativa emergeva la disponibilità di armi ed esplosivi da parte dei sodali. Al fine di scongiurare il verificarsi di gravi fatti reato era tratto in arresto uno degli indagati, in quanto trovato in possesso di un ordigno rudimentale, che gli artificieri della Polizia di Stato, prontamente intervenuti, facevano brillare in piena sicurezza. La pericolosità presunta di alcuni degli indagati, oltre che dalla detenzione delle armi, emergeva anche dal tenore delle conversazioni captate. Oltre alle misure cautelari, la Polizia di Stato ha proceduto al sequestro preventivo di una villa con piscina sita a Gela ed un’auto di grossa cilindrata, beni riconducibili a taluno degli indagati.
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