Agrigento

Agrigento, ultime notizie dal PD: intervista a Silvia Licata

Ricordate quella battuta quando “il Parlamento doveva essere aperto come una scatoletta di tonno”?  Adesso, invece, accade che sono state aperte le scatolette di sardine che sciamano a migliaia nelle piazze d’Italia. Il pesce azzurro la vincerà?  E’ certo che da noi per trovare un po’ di pesce azzurro occorre andare all’attracco di un qualche […]

Pubblicato 5 anni fa

Ricordate quella battuta quando “il Parlamento doveva essere aperto come una scatoletta di tonno”? 

Adesso, invece, accade che sono state aperte le scatolette di sardine che sciamano a migliaia nelle piazze d’Italia. Il pesce azzurro la vincerà? 

E’ certo che da noi per trovare un po’ di pesce azzurro occorre andare all’attracco di un qualche peschereccio a Porto Empedocle. La calma piatta la fa da padrona, nonostante il fiume carsico della disputa elettorale  dei candidati sindaco  appare e poi s’inabissa per poi riapparire tra stanche  e avventate promesse. Il Pd che rimane l’unico e accreditato partito sembra il delta del Po che sfocia in mare in tanti rivoli.  L’analisi di Fabrizio Barca sembra essere disattesa ancora una volta: “Non è il tempo di essere moderati: bisogna affermare una radicalità positiva in contrapposizione alla radicalità della peggior destra. E per radicale non intendo la redistribuzione dei fondi ma di poteri, qui è la sfida”. 

Intanto una frangia renziana  del Pd che speriamo non diventi i “renziani del web contro Formigli” in un contraddittorio col sindaco Firetto ( ma perché proprio con lui?) chiedono che si agisca concretamente contro Mifsud e chissà perché non contro il consiglio di amministrazione composto sempre dalla solita compagnia di giro che negli anni  ha “controllato” la  nascita, la crescita e il trapasso dell’università agrigentina senza colpo ferire. 

Ma anche l’ex governatore Lombardo e l’on. Roberto Di Mauro potrebbero dire tanto sulle scelte operate, e qualche rammarico potrebbe confessarlo anche (da Milano) Angelino Alfano che a suo tempo ribadiva che  i Beni culturali sarebbero stati il fiore all’occhiello del Cupa. Si è visto come è finita. 

E sempre i renziani di Agrigento attendono con trepidazione Matteo Renzi ad Agrigento e sollecitano lo sblocco di 120 miliardi di opere pubbliche, sperando che chiedano anche la concretizzazione delle promesse fatte qualche anno fa ai piedi del Tempio della Concordia attorno a una scrivania che sembrava quella di “Porta a porta” sulla quale Berlusconi aveva firmato il patto con gli italiani. Di allora (il testo lo riportammo su Grandangolo) ricordiamo la promessa esplicita di porre attenzionare il salario e il sacrificio  dei Vigili del fuoco. Che ancora attendono l’attenzione. Manca  fra tutte le richieste, la sollecitazione di una etica politica che ancora  né tracima, né affiora. 

Anche per questo  nel proseguire le interviste ai candidati sindaci ci siamo consentiti una pausa per chiedere a un membro (dimissionario, che dovrebbe di per se dire qualcosa) del Pd cittadino, le ultime notizie di un ensemble che naviga sotto traccia.

Cosa significa per il Pd cittadino essere spaccato in quattro? Va bene quattro?

“Purtroppo oggi per mancanza di una figura legittimata dal Pd regionale, non abbiamo nemmeno iniziato a discutere di politica, e quindi ad oggi non abbiamo un’unica voce ed un’unica politica, ma stiamo lavorando per ritrovare l’unità”.

Come si colloca, quello agrigentino, nello scacchiere regionale del Pd ? Una volta si vociferava di una “Sicilia sottosopra”. Sul tema fu scritto anche un libro presentato al “Posta Vecchia” di Agrigento.

“E’ chiaro che questo è un momento di confusione per tutti. Abbiamo un partito commissariato, paghiamo risultati pessimi alle politiche ma oggi occorre ricostruire, intanto la nostra credibilità, ripartendo dai valori che sono nostri ma che a volte per scelte opportunistiche abbiamo dimenticato. Il Pd agrigentino non si è mai tirato indietro davanti le sfide, vedi le ultime primarie dove il segretario Zingaretti ha avuto un’ottima affermazione in città”.

Quali conseguenze in città per l’uscita di Faraone dal Pd?

“Sinceramente oggi non so cosa ha determinato in città la nascita di Italia viva, lo vedremo quando si chiuderà il tesseramento, o ancor meglio quando decideremo il percorso da seguire per le amministrative.
In quel momento sapremo se Italia Viva c’è o meno in città, se vorrà cimentarsi o se farà scelte diverse dalle nostre”.

La città di Agrigento ha iniziato  ad attrezzarsi per l’elezione del sindaco. Il Pd rischia ancora una volta  di essere una stampella di qualcun altro?

“Posso affermare che si siamo stati una stampella, ma determinante. Infatti grazie al Pd, il sindaco Firetto è stato eletto al primo turno. Oggi, purtroppo, siamo irrilevanti per scelte imposte da Palermo, ed è  a questo che non vogliamo rassegnarci. Oggi il partito vuole essere un attore autonomo nella corsa alla poltrona di primo cittadino, ed è quello che io in buona sostanza ho scritto al commissario Lo Sacco. Rivendichiamo autonomia nelle scelte, ma soprattutto rispetto delle scelte. Vogliamo rilanciare l’iniziativa politica provando ad
aggregare le forze che da un lato guardano l’esperienza del governo nazionale e dall’altro la voglia di partecipazione dell’associazionismo  e dei cittadini. Vogliamo dare maggior forza e dignità a quei valori politici, culturali e umani in cui tanti si riconoscono, che sono poi i valori del centro sinistra”.

Quindi si può fare un pensierino ai programmi futuri del Pd?

“Dobbiamo ricostruire quel rapporto interrotto in questi anni con il nostro popolo. dobbiamo mettere al centro della nostra politica e dei nostri programmi chi soffre disagi economici e sociali, i ragazzi, i disoccupati, gli anziani, chi vive ormai da anni in questa città ma non è italiano, e i tanti agrigentini che sono partiti. Dobbiamo pensare a cosa mettere in campo per farli tornare. Dobbiamo ritornare là da dove eravamo partiti, gli ultimi. Nessuno in questa città deve soffrire per la mancanza di beni primari, nessun bambino deve andare a
letto con la pancia vuota. A nessun malato deve essere negato il diritto alla cura, a nessun anziano deve essere negato il diritto di vivere serenamente perchè impossibilitato ad acquistare le medicine essenziali. La scuola deve essere garantita a tutti, il diritto allo studio deve essere un punto imprescindibile. Oggi siamo un popolo
triste, sicuramente per la crisi che viviamo da anni, ma soprattutto perchè abbiamo perso l’ottimismo, non crediamo più nel futuro, non crediamo più nelle potenzialità della nostra città e nelle nostre.
Ecco, io credo che oggi occorre ridare speranza, e per far ciò occorre intraprendere un percorso che rimetta al centro i veri bisogni della città e dei suoi cittadini”.

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