Ars, Galvagno: “tempi non brevi e non mi dimetto”
Così il presidente dell'Assemblea regionale rispondendo alle domande durante la cerimonia del Ventaglio a Palazzo dei Normanni
Non pensa affatto alle dimissioni il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gaetano Galvagno, indagato per corruzione e peculato. Almeno non in questa fase e la sua pratica in questi giorni e’ sul tavolo dei probiviri di Fratelli d’Italia. “Non ho ricevuto ne’ una notifica di conclusione delle indagini, ne’ una richiesta di rinvio a giudizio che e’ comunque cosa diversa dal rinvio a giudizio”. Di piu’: “In Aula nessun gruppo parlamentare ha chiesto le mie dimissioni. Quando e se ci saranno altri passaggi giudiziari in questa vicenda, ci potranno essere determinate valutazioni da parte mia”, ha aggiunto il politico di FdI, rispondendo ai giornalisti nel corso della Cerimonia del Ventaglio, a Palazzo dei Normanni. E in caso di rinvio a giudizio? “Dimettermi prima che un magistrato giudicante valuti la richiesta della procura? Mi sembra quantomeno prematuro”. In ogni caso e’ un “tema che non arrivera’ presto, ma sara’ successivo nel tempo e le valutazioni saranno fatte solo dopo”. La conferenza stampa va avanti cosi’, come e’ normale che sia, in modo quasi monotematico: “Sto attendendo, ho evitato qualsiasi genere di esternazioni, sto mantenendo un profilo di altissima responsabilita’, essendo collaborativo con chi indaga, rinnovando sempre la mia disponibilita’ a collaborare per dare risposte a dubbi e perplessita’”. Il caso sara’ del resto materia dei probiviri del partito: “Li ho gia’ informati circa la mia situazione, rappresentando quello che era in mio possesso, pronto a fornire ogni elemento ulteriore di cui dovessi avere conoscenza, perche’ prendano le loro decisioni. Non ho sentito Arianna Meloni, ma mi rapporto quotidianamente con il coordinatore regionale di FdI. I probiviri mi ascolteranno in questi giorni, tra domani e dopodomani”. Ha spiegato Galvagno di avere rinunciato all’utilizzo dell’auto blu “perche’ il regolamento non e’ tassativamente chiaro. Cosi’ ho chiesto con nota formale al segretario generale di formulare un regolamento chiaro, una cosa da bambini per scuola elementare, affinche’ non si possa piu’ sbagliare. Non sana la mia posizione, ma chi ci sara’ dopo di me non avra’ problemi nei quale stiamo incorrendo noi e sapra’ con esattezza cosa si puo’ fare e cosa non si puo’ fare”. Di certo, giura, se tornasse indietro metterebbe “una telecamera del Grande Fratello per far vedere tutto quello che e’ successo, per far vedere la verita’. Ho sempre agito in buona fede”. La sua ex portavoce, anche lei indagata, Sabrina De Capitani, si e’ dimessa, ma la difende: “Mi proponeva tante cose e i risultati ottimi nella Fondazione Federico II sono anche merito suo. Non mi sento di massacrarla, agiva magari senza valutare sempre gli effetti, ma non vedo malafede”.
Poi si parla di politica. “In questa particolare fase, sarebbe una scelta responsabile”, per il presidente dell’Ars, l’abolizione del voto segreto: “Ho sentito il presidente della Regione, Renato Schifani e possiamo andare in questa direzione. Mi confrontero’ con i capigruppo e con l’Aula, ma questo Parlamento ha la possibilita’ di scrivere una pagina importante. Se non si vorra’ abolirlo, magari se ne limiti l’utilizzo. Mi auguro che su questo si possa trovare un dialogo anche con le opposizioni e mi auguro soprattutto che nessuno chieda il… voto segreto nel momento in cui si dovesse votare questa riforma”. Del resto e’ tempo di Manovra e si riparte dalle polemiche sulle ‘norme mancia’ e di sassolini da togliere dalle scarpe: “In questa legislatura si e’ condiviso, invece di arraffare e di essere tracotanti… le leggi sono state approvate con tutte le forze politiche. Lo ha fatto tutto il Parlamento, se poi sulla Via di Damasco qualcuno dice il contrario o ha cambiato idea… Io sono un arbitro, non un sovrano monocratico e ho fatto si’ che tutte le forze politiche facessero una sintesi. E oggi faccio ancora una volta appello a tutte le forze politiche per trovare il criterio piu’ corretto per l’assegnazione delle risorse”. Una battaglia neppure questa facile, le avvisaglie non sono incoraggianti e la vicenda giudiziaria pesa sulle dinamiche parlamentari, specie in casa delle opposizioni che in conferenze stampa e via comunicati le dimissioni dell’inquilino di Palazzo Reale le chiedono insistentemente. Argomenta da parte sua Galvagno: “Ci sono leggi e riforme, come quella sui Consorzi di bonifica, che non sarebbero state approvate in aula neanche se a presiedere fosse stato Maradona. Il punto e’ che c’e’ un diffuso bipolarismo, ma non in senso politico cioe’ due poli. C’e’ bipolarismo in qualche deputato al momento del voto”. Infine i numeri di un’Ars che a dire del politico meloniano e’ in salute: “Sono certamente dispiaciuto per quello che sta accadendo, ma ritengo sia utile andare a vedere prima i dati della produzione siciliana per valutare lo stato di salute dell’Assemblea. E’ saltato un disegno di legge, ma ne sono stati approvati tanti altri”. In due anni e mezzo di legislatura sono state presentati, ha spiegato, 960 ddl contro gli 872 della passata legislatura; 809 parlamentari e 151 governativi; contro i 779 parlamentari e i 93 governativi dello stesso periodo della scorsa legislatura. Approvate 79 leggi piu’ 6 leggi voto, a fronte di 65 leggi e 3 leggi voto, con un incremento del 20% dei testi legislativi varati; su 79 leggi approvate, quelle impugnate sono 6, rispetto alle 17 leggi impugnate su 65 del medesimo periodo della scorsa legislatura. E anche la Fondazione Federico II va avanti con risultati, con un utile passato da un milione e 26 mila euro dell’anno scorso e 1,7 milioni di euro di quest’anno, con una Cassa passata da oltre 3 milioni a 6 milioni di euro, “con le spese pagate. Una fondazione che, numeri alla mano, non e’ certamente un carrozzone”. E il carro dell’Ars, tra buche e ostacoli, al momento va avanti.