Agrigento

La mostra “Trame mediterranee” inaugura le Fabbriche Chiaramontane di Agrigento

Una inaugurazione connotato da un folto  pubblico dove la rappresentanza delle istituzioni cittadine poteva dirsi al completo.

Pubblicato 5 mesi fa

“Un luogo per tessitori di arte, cultura e speranza”. Così l’arcivescovo Alessandro Damiano nel benedire la riapertura di questa “gallery” nel centro di Agrigento  sotto l’egida della Fondazione  Orestiadi, del Parco archeologico in sinergia con il comune di Agrigento. Una inaugurazione connotato da un folto  pubblico dove la rappresentanza delle istituzioni cittadine poteva dirsi al completo. A iniziare dal presidente della fondazione Orestiade, Lillo Pumilia, dal neo direttore delle Fabbriche agrigentine Beniamino Biondi, dal curatore della mostra “Trame mediterranee” Enzo Fiammetta, l’assessore comunale Costantino Ciulla, il sindaco di Gibellina, Butera, il procuratore aggiunto della Repebblica, Salvatore Vella, il direttore del Museo Griffo Giuseppe Avenia e del Diocesano don Pontillo e poi dirigenti di associazioni culturali, l’ex presidente della Regione Sicilia Angelo Capodicasa, l’ex sindaco Marco Zambuto, l’on. Mariagrazia Brandara, sindaco di Naro, i deputati Giovanna Iacono, Agostino Spataro per citarne alcuni.

“Per chi presiede le Orestiadi – ha detto Pumilia nel rivolgersi ai convenuti – aver potuto raggiungere insieme ad uno straordinario gruppo di lavoro questa nuova fondamentale tappa ha il senso di riaccendere un rapporto sentimentale con la città  dalla quale tempo addietro mosse i primi passi del suo percorso”

Per il neo direttore Biondi le Fabbriche “non sono solamente un luogo di mera fruizione culturale ma come vero e proprio centro di produzione artistica e di elaborazione di idee”.

 Nel presentare gli autori il curatore artistico Enzo Fiammetta precisa che la mostra “Trame mediterranee” definisce un gruppo di opere che provengono dalla collezione della Fondazione Orestiadi di Gibellina e i lavori degli artisti, legati dal tema del Mediterraneo, ne presentano la complessità e le differenti sfaccettature. Tra gli altri citiamo l’installazione di Stalker e De Luca, opera realizzata per la mostra L’Islam in Sicilia, che presenta poeticamente alcuni testi arabi medievali tratti dalla omonima raccolta di Michele Amari,  le ceramiche di Carla Accardi, Arnaldo Pomodoro e Pietro Consagra e del tunisino Khaled Ben Slimane, le opere di Lisa Seror, Meyra Yedidsion, degli algerini Hakim Abbaci, Amar Briki e Khoraichi, le geometrie della svizzera Rita Ernst, e le video installazioni http 502: badgateway di Mustafa Sabbagh, e Tierra sin Males dell’americana Susan Kleinberg, che riflettono sul fenomeno epocale delle migrazioni ed entrano in dialogo con quelle degli italiani Alfonso Leto, Vito Bongiorno, Francesco Impellizzeri, Innocente, Alfredo Romano, Giusto Sucato, tutte a mostrare, come nello spirito del Museo delle Trame Mediterranee ci siano gli elementi di continuità e contiguità che caratterizzano la produzione artistica dei popoli rivieraschi. Ma il nostro  non è che un breve assaggio di una mostra che rimarrà aperta ai visitatori fino al 25 febbraio 2024.

Foto di Diego Romeo

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