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Rosa e Giuseppe e la loro storia che verrà seppellita con l’onore (postumo) del lutto cittadino

Convalidato il provvedimento di fermo ad opera del Gip del Tribunale di Agrigento, Francesco Provenzano

Pubblicato 1 anno fa

Chissà cosa passava per la testa di Salvatore Sedita quando, estraendo da una capiente borsa refrigerante una mannaia da macellaio, ha deciso di colpire a tradimento mamma e papà, seduti comodamente in cucina e pronti per pranzare, in attesa del figlio-assassino?

Chissà cosa pensava quando con un colpo, il primo di 47, di mannaia alla gola ha ferito mortalmente la madre facendo schizzare il sangue ovunque e, probabilmente anche su di lui, dando inizio ad un massacro senza precedenti.

E chissà quale pensiero ha attraversato la sua mente fuori controllo quando pur sapendo di aver assassinato mamma e papà, ha provato anche a mozzare loro le mani?

E cosa aveva in testa Salvatore quando, per 47 volte, ha colpito i suoi genitori con la micidiale mannaia che nei film dell’orrore viene sempre mostra in chiaroscuro disegnandone la forma attraverso l’ombra stilizzata da un opportuno gioco di luci? Perché non ha avuto quella pietà che persino i macellai hanno quando sezionano buoi e maiali?

Ecco, questi quesiti non troveranno mai risposta nonostante l’ottimo lavoro della Procura della Repubblica (procuratore capo facente funzioni, Salvatore Vella e sostituto Gloria Andreoli) e la sapienza investigativa dei carabinieri guidati dal colonnello Vittorio Stingo.

Restano pochi dati certi su cui giudiziariamente si può discutere e valutare nelle aule di giustizia. Essenzialmente sono i dati che il medico legale Cataldo Raffino ha già anticipato a magistrati ed investigatori e che verranno sistematicamente inseriti nella relazione finale con l’arida elencazione dei fendenti che andranno a chiarire la dinamica del massacro.

E dopo la convalida del provvedimento di fermo del figlio assassino (definito tale perché reo confesso) ad opera del Gip del Tribunale di Agrigento, Francesco Provenzano, i corpi di Rosa e Giuseppe sono stati pietosamente ricomposti, rinchiusi nelle bare e accolti nella sala mortuaria del vicino comune di Grotte per poi, lunedì essere trasferiti a Racalmuto dove verranno celebrati i funerali accompagnati dal lutto cittadino.

Già, il lutto cittadino: pietoso onore che nessuno, in vita, aveva prima riservato alle due vittime.

E ci convincono di più le veementi affermazioni dell’avvocato Ninni Giardina che fa a pezzi le strutture pubbliche chiamate e svolgere un ruolo fondamentale in casi come questo, rese note da Grandangolo, piuttosto che l’ostentato rammarico di tutti post mortem.

Cosa resterà di Rosa e Giuseppe a 48 ore dai funerali al termine dei quali i loro corpi massacrati da mano amica verranno seppelliti insieme alla loro storia?

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