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Agrigento, cosa racconti di te stessa al 2025?

Diego Romeo e Paolo Cilona conversano nella “Sicilia agrigentina”

Pubblicato 10 mesi fa

La presa di posizione del questore di Agrigento, Emanuele Ricifari, trova la città  solidale, anzi una città che inizia a chiedersi se proprio  ne valeva la pena questo riconoscimento di capitale della cultura.

“Probabilmente hai ragione tu. Non possiamo e non dobbiamo sperare nei miracoli, che a volte sono essenziali e necessari per la svolta della Città Il primo a capire della stagnante situazione amministrativa è il nostro questore, il quale ha percepito i malesseri del territorio agrigentino. Tutto è lasciato al caso mentre si profila all’orizzonte un forte torpore di stanchezza e rassegnazione. Più volte abbiamo segnalato le cose da fare subito per non trovarci impreparati a gestire bene l’anno che verrà ovvero il 2025. Il campanello d’allarme è suonato. Ora spetta solo al Comune di uscire dal pantano e darsi subito una efficiente programmazione di lavoro che riguarda tutti gli assessorati. Bisogna rimboccarsi le maniche subito nell’interesse esclusivo della Città e degli agrigentini”.

E’ diventata una vera e propria cartina di tornasole la biblioteca-regalo di Marcello Dell’Utri. Il mondo politico di destra per adesso manda allo sbaraglio i kamikaze di turno ma non prende ancora una posizione ufficiale.

La destra agrigentina tace. Si tratta di un silenzio atavico molto interessato. Solo la sinistra è scesa in campo a contrastare l’offerta più che interessata dell’ex senatore Dell’Utri. Una proposta che vuole essere dirompente sul piano culturale da mettere il silenziatore ai cosiddetti cani che protestano giustamente per l’inopportuna provocazione. Vuole essere al pari di quei credenti che fanno sentire in Chiesa il tintinnare delle monete perché tutti possano ascoltare la sua generosità. La Valle dei templi con il grido forte e vibrante di Papà Giovanni Paolo II respinge la proposta di Dell’Utri. Una proposta dal forte sapore del mercante in fiera con la quale si vuole ovattare la fonte dalla quale fuoriesce solo un meschino interesse di parte. Tuttavia staremo a vedere il proseguo della vicenda che trova all’interno della Regione grandi padrini”.

Su san Leone da anni abbiamo evidenziato i problemi di “cloaca maxima”. Ma adesso si darà fondo alla soluzione dei tanti problemi che oggi stanno emergendo drammaticamente?

La borgata marinara purtroppo registra sempre di più problemi di ordine pubblico. Una località a forte trazione dei forestieri e dei giovani in gran parte provenienti dai comuni vicini. Il consumo di alcool e di sostanze proibite alimentano stati di profondo disagio e continue risse. La presenza della Stato è necessaria per prevenire fenomeni di assoluto degrado. Non basta assicurare la presenza delle forze dell’ordine al piazzale Giglia, ma lungo le spiagge e i luoghi d’incontro dove regna il silenzio e l’abbandono dei sensi. Un appello va rivolto ai genitori perché siano più vicini ai propri figli specie se adolescenti. Bisogna seguirli, con la dovuta attenzione perché dietro l’angolo si muovono ombre provocatrici, portatrici di malefiche sostanze. Da qui la necessità di setacciare gli angoli oscuri di una borgata dai tanti problemi”.

Per l’aeroporto di Agrigento c’è una legge dello Stato, la 111 del 1971, non applicata. Non solo, c’è anche un accordo di programma tra lo Stato e la regione per l’aeroporto. Strano come venga ignorata dal presidente della Regione Schifani e dall’ordine degli architetti di Agrigento che lamenta come non ci sia più traccia dell’aeroporto.

“Le leggi che riguardano lo sviluppo del nostro territorio non contano. Si ignora l’accordo di programma Stato-Regione del 2007 che aveva definito la costruzione dell’aeroporto in località “Noce” di Racalmuto con un finanziamento di 70 milioni di euro e che  imbecilli amministratori hanno restituito la somma pari al 50% dell’opera. Il vero problema sta nella mancanza di una classe politica capace ed efficiente e questo vale anche per i vari ordini professionali assai disinformati. Non a caso nasce spontanea l’idea di uscire dalla Regione siciliana e di proporre seppure con le tante difficoltà di ordine costituzionale, la creazione di ” Agrigento provincia autonoma – porta d’Europa” per  mandare a quel paese i vari oppositori allo sviluppo della nostra provincia”.

Il Pd agrigentino si è dato finalmente un segretario. Ma per fare cosa?

“La presenza in città del PD costituirà un punto di riferimento politico per la sinistra riformista e democratica. Un partito che seppure in assenza di una rappresentanza consiliare avrà modo di fare sentire la sua voce nel dibattito cittadino. Il direttivo di ampia esperienza politica potrà sottoporre all’opinione pubblica i tanti problemi che assillano la città a partire dai posteggi, alla viabilità, dalla pulizia delle strade ai servizi sociali e soprattutto in ordine ai grandi appuntamenti in vista del 2025. In questa città non mancano problemi da affrontare e da risolvere. Sarà capace il PD di imprimere la svolta ? Vedremo in un prossimo futuro l’azione politica del Pd”.

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