San Calò ha le sue ragioni che la ragione non conosce
Diego Romeo e Paolo Cilona conversano nella “Sicilia agrigentina”
Malgrado le restrizioni imposte dalla Chiesa la ricorrenza di San Calò ha registrato la solita grande partecipazione. Evidentemente san Calò ha le sue ragioni che la ragione non conosce. È tornata la festa del Santo nero dopo che l’anno scorso subì stravolgimenti organizzativi dovuti alla pandemia. Quest’anno seppure con le dovute modifiche ha la forza di coinvolgere tantissimi fedeli che seppur sotto una calura estiva si radunano davanti la chiesa per attendere l’uscita di San Calò. Una festa di popolo tra fede e fanatismo, che risale a molti secoli. In questi giorni inoltre è seguita da numerosi turisti presenti nella nostra città. Ciò vuol dire che le feste paesane ancora oggi continuano a richiamare fedeli e turisti che restano affascinati dal suono dei tamburi, dagli animali bardati e dalle grida “viva San Calò” Non è cosa da poco. Agrigento è anche una fonte di grande richiamo religioso-culturale con i tanti perché”.
In estate gran fioritura di premi. Quanto incidono sul territorio?
“I premi sono come le ciliegie l’una tira l’altra. Siamo sicuri che la proliferazione di premi, coppe, targhe e pergamene aiuti il territorio sul piano della promozione artistica e culturale? È un interrogativo che resta nella coscienza degli organizzatori, soprattutto alla luce dei risultati. La nostra provincia registra una miriade di premi. Tutto dipenderà dalla voglia di fare qualcosa. Ma poi strada facendo si somigliano quasi tutti sul piano della proposta. Alcuni nascono solo per imitare già quelli esistenti. Poco importa. L’obiettivo primario è quello di trovare proseliti nel nome della cultura e del territorio. Così facendo col trascorrere del tempo, finito l’entusiasmo e probabilmente il sostegno degli sponsor, segnano il passo e chiudono la rassegna. La forza di un premio sta nella sua originalità e nella sua offerta turistica e culturale, senza le quali il tutto è solo effimero”.
Cresce il pour parler sui nuovi avvicendamenti in Giunta comunale. Un serio cambio di passo o la solita prassi per placare le avances delle lobby agrigentine? Il record spetta al sindaco Marco Zambuto che (ma erano altri tempi) fu costretto a far ruotare ben 47 assessori.
“E’ da molto che circola la voce di un rimpasto all’interno della Giunta comunale. Probabilmente il sindaco aspetta tempi migliori per decidere sul piano della convenienza politica. Tuttavia è nell’interesse del sindaco scuotere l’albero e rilanciare l’attività amministrativa. Vi sono settori che segnano il passo e che meritano di essere rivisitati sul piano della produzione. La situazione infatti merita di essere affrontata di petto e di dare una svolta al Comune magari inserendo una marcia in più. L’unico ostacolo al cambiamento sono le prossime elezioni regionali che al momento frenano qualsiasi pensiero del sindaco. La prudenza in questi casi è d’obbligo. Comunque al momento registriamo virtuali cambiamenti in Giunta”.
Per questa specie di “crisi artificiale” con gli “aumenti truffa” denunciati dal ministro Cingolani, sarà capace questo governo o ce ne vorrà un altro finalmente capace di controllare e calmierare?
“La gente continua a subire le oscillazioni create appositamente dai potenti gestori che nel nome del libero mercato creano situazioni a senso unico. Ciò succede quando i governi non hanno la forza di spezzare il giuoco dei poteri forti e degli speculatori di professione. Eppure, basterebbe togliere dalle mani il giocattolo attraverso la gestione diretta dei servizi essenziali da parte dei governi. Solo riportando il servizio nelle mani pubbliche sarà possibile mettere fine al capitalismo senza regole, fonte di grande speculazione in danno del Paese e dei paesi europei. Di sicuro la situazione sarà oggetto della futura competizione elettorale. Allora sarà compito del futuro governo affrontare il problema”.
I rigassificatori vengono contestati per la scelta di location come Piombino e Porto Empedocle. Installazioni di comodo portuale che evitano maggiori costi ai gestori che scelgono i siti mentre dev’essere lo Stato a individuarli per la tutela dei cittadini e del loro ambiente protetto.
“I rigassificatori sono contrastati giustamente dai cittadini in quanto sono il frutto speculativo dei poteri forti che vogliono lucrare al massimo fregandosene del paesaggio, della bellezza del luogo. A loro interessa subito immettere gas sulle condotte di distribuzione. È possibile che su 8.400 chilometri di costa vengano scelti siti importanti sul piano della navigazione e dell’ubicazione di zone di grande interesse storico, artistico e abitativo?. Si tratta di una ricerca scellerata dei poteri forti che non vogliono realizzare i rigassificatori lontano dai centri abitati e lontano dalle reti di distribuzione. Allora la loro pervicacia è solo finalizzata agli utili, fregandosene dei luoghi storici e paesaggistici. Al limite li facciano lontano a 20 chilometri dalla terra ferma e nessuno oserà contestare”.