Agrigento

Agrigento: Il mistero Shakespeare sulla scena del Teatro Pirandello (gallery)

“Chi ha scritto veramente i capolavori firmati da William Shakespeare? E cosa ha a che fare questo con Miguel De Cervantes? Un mistero che dura da quattro secoli… Ogni nazione europea ha avuto un proprio Poeta nazionale che ne ha esal­tato la rispettiva Lingua. Dante, Goethe, Cervantes, Montaigne, Shakespeare, hanno scritto opere che li hanno […]

Pubblicato 5 anni fa

“Chi
ha scritto veramente i capolavori firmati da William Shakespeare? E cosa ha a che fare questo con Miguel De
Cervantes? Un mistero che dura da quattro secoli…

Ogni nazione europea ha avuto un proprio
Poeta nazionale che ne ha esal­tato la rispettiva Lingua.

Dante, Goethe, Cervantes, Montaigne,
Shakespeare, hanno scritto opere che li hanno resi dei Poeti immortali. Ma che
sappiamo di loro come uomini?

Chi hanno odiato, chi hanno amato, di
cosa hanno avuto paura, in un mo­mento in cui l’Europa era sotto il giogo della
Santa Inquisizione, ovvero il più
potente e pericoloso nemico della Cultura e della Vita umana che la Storia
abbia mai conosciuto?”

Così iniziano le note di regia di Stefano Reali poliedrico autore di
cinema e tv che ha portato in scena  “La volpe e il
leone – Shakespeare vs Cervantes” riesumando  un grande mistero
che ci portiamo dietro da poco più di 500 anni. Si era provato  decifrarlo, questo mistero, Santi Paladino un
giornalista calabrese che nel 1927 ipotizzò che i veri
autori delle tragedie fossero due italiani, Michel Agnolo e John Florio.

Il primo viveva in
Inghilterra in incognito per timore dell’Inquisizione, mentre suo figlio, John
Florio, era un uomo pubblico, e per questa ragione non poteva firmare le sue
opere.

Recentemente un’altra
giornalista Roberta Romani ha appoggiato la teoria formulata
per la prima volta da Santi Paladino. Oggi, meritoriamente, Stefano Reali
affida e fa riesplodere il “mistero” ad una sua commedia che è andata in scena
al “Teatro Pirandello, interpreti Ruben e Mariano Rigillo insieme a Giuseppe
Zeno e Silvia Frenda, attrice agrigentina che il presidente della Fondazione
Pirandello, Gaetano Aronica, ha voluto inserita in questo allestimento
siciliano.

Reali, che è un
prestigioso sceneggiatore oltre che regista di serie televisive  di successo, immagina un incontro, il  27
ottobre del 1571 in un reparto dell’ospedale di Messina, tra il giovanissimo
Miguel de Cervantes, che vive da sei anni in Italia ed è reduce dalla
batta­glia di Lepanto e John Florio un giovane poeta inglese in grado, misteriosamente,
di parlare in perfetto italiano. Questo aspetto scatena il conflitto con Florio
mentre ad acuire la tensione si inserisce l’infermiera di Cervantes che  poi ambedue, per agevolazione di
sceneggiatura, si contendono.

E se la sbaciucchiano anche,
nonostante le apparenti ritrosie della “crocerossina” che ci ricorda “Il
paziente inglese”.  

Reali, comunque, fa molto meglio  del romanzesco (al limite del feulleiton) “Anonymous” film di Roland Emmerich (che ruota attorno alla presunta vera identità dell’autore delle opere di Shakespeare) e affida alla interpretazione eccellente di Ruben Rigillo e Giuseppe Zeno un controcampo di dialoghi  che talora diventano incalzanti requisitorie. 

Il dilemma che offre il regista  è :”meglio esporsi e rischiare una vita breve, anche da un punto di vista letterario, oppure è meglio nascondersi e garantirsi tranquillità imperitura, anche se con l’amarezza dì vedere attribuita ad un altro la celebrazione del proprio ta­lento?”

Un dilemma che scatena sulla
scena un duello di veristica sciabola (sotto la coreografia di Musumeci Greco)
e sotto lo sguardo  di un frate, Mariano
Rigillo (grande padre di Ruben) che non riesce a proporre parole di vita eterna
ai due contendenti.

“Dialoghi
tutti storicamente documentati – assicura il regista con una proiezione a
caratteri cubitali – 
su quanto l’allora nascente lingua inglese abbia letteralmente depredato
il Rinasci­mento italiano”. 

Stefano Reali chiude la sua nota
di regia e la sua commedia con un interrogativo: “Verrà fatta luce su quella che probabilmente è la più colossale
frode lette­raria degli ultimi quattro secoli: chi potrebbe nascondersi, in
realtà, dietro la firma di William Shakespeare”?.

Strano come Reali non abbia pensato che la risposta potrebbe aiutarci a
darla Vittorio Sgarbi  fondatore di “Rinascimento”.
L’illustre critico potrebbe recarsi presso 
la residenza dei duchi di Premboke, storicamente custodi degli scritti
di John Florio e  che da quattrocento
anni  ne vietano la visione.

Con una delle sue  proverbiali sfuriate Vittorio Sgarbi riuscirebbe a sciogliere il dubbio e il mistero Shakespeare.

Testo e foto di Diego Romeo

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