Accoglienza minori non accompagnati, le cooperative: “Ci state facendo morire”
Una significativa lettera aperta da chi lavora nell'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati (Msna) in Sicilia, Agrigento e provincia.
Una significativa lettera aperta da chi lavora nell’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati (Msna) in Sicilia, Agrigento e provincia. Durissima nei contenuti e rivolta al Ministero dell’Interno ed altre autorità. Lettera aperta che spiega una condizione e ma anche una sopraffazione. Merita di essere divulgata e letta:
Gentili referenti del Ministero dell’Interno, presidenti, testate giornalistiche e televisive per diffondere il nostro messaggio, Voi tutti che state al potere, mentre il “popolo” grida aiuto. Vi scriviamo a nome di tutti i gruppi di operatori e lavoratori delle cooperative sociali della Sicilia, in particolare dell’Agrigentino, che si occupano, ogni giorno, dell’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati (Msna). Lo facciamo non per chiedere un favore, né per invocare compassione.
Scriviamo per raccontarvi, senza filtri, cosa significa oggi lavorare in questo settore. E cosa ci state facendo. Abbiamo scelto di restare. Ma ci state costringendo ad andar via. Lo facciamo ogni giorno, nonostante la totale assenza di tutele e in uno stato di abbandono istituzionale che non è più sostenibile.
Da mesi, in alcuni casi oltre dieci, non riceviamo alcuna retribuzione. Continuiamo a lavorare, a garantire un servizio essenziale, perché ci crediamo. Ma nessuno può vivere di sola vocazione. Alcuni di noi sono costretti a farsi mantenere dai genitori, altri hanno famiglie da sfamare, bollette da pagare, mutui in sospeso. Molti hanno studiato, si sono formati, hanno investito tempo e competenze, ma oggi si trovano sull’orlo dell’esasperazione. Non diamo la colpa ai responsabili delle cooperative: anche loro sono vittime di un sistema malato, fatto di fondi tagliati, promesse non mantenute e ritardi cronici nei trasferimenti. Il problema nasce dall’alto: dal Ministero, dalla Regione, dai Comuni.
L’intero apparato amministrativo sembra aver dimenticato che dietro ai numeri e alle “emergenze migratorie” ci sono persone in carne e ossa. Gli ospiti, certo — ma anche noi, i lavoratori. Svolgiamo un lavoro che ha a che fare con minori arrivati da soli dall’altra parte del mondo. Ragazzi traumatizzati, fragili, smarriti. Un lavoro che va ben oltre le ore contrattuali: entra nelle vite, nelle stanze, nei silenzi, nei dolori e nei sorrisi di chi accogliamo. Eppure, nonostante tutto questo, oggi ci troviamo a non poter vivere del nostro lavoro. Non riceviamo stipendio da mesi. E nessuno dice nulla. Da oltre sei, otto, dieci mesi in molte cooperative non arriva un euro. Alcune aspettano anche da un anno. In questi mesi, nessuno ci ha convocati, ascoltati, informati. Nessuna comunicazione trasparente, nessuna garanzia, nessuna certezza. Nulla. Solo silenzio. Solo vuoto. Nel frattempo, le cooperative, con fatica, cercano di resistere. Ma resistere senza fondi è un gioco al massacro. E noi lavoratori, che portiamo avanti il sistema, stiamo crollando lentamente, uno a uno. C’è chi vive grazie ai genitori. Chi ha dovuto rinunciare a comprare casa. Chi ha smesso di crederci. Ve lo diciamo chiaramente: ci state facendo morire. Non solo economicamente, ma moralmente, psicologicamente, socialmente.
C’è chi oggi, pur lavorando 38 ore a settimana, viene ancora mantenuto dalla famiglia, perché non può pagarsi l’affitto o la spesa. C’è chi ha dovuto mettere in pausa i propri progetti: un mutuo, una famiglia, una vita. Io, che sono stata adottata e cresciuta in Sicilia. Ho studiato, mi sono laureata, sto prendendo una seconda laurea. Lavoro in una cooperativa da sei mesi e, ad oggi, non ho percepito un solo stipendio. Eppure, mi piacerebbe tanto restare. Amo vedere con i miei occhi la realtà, di chi, come me, sta cercando di crearsi un futuro, amo conoscere storie di vita diverse dalla mia, conoscere il mondo attraverso gli occhi dei ragazzi con cui lavoro. Vorrei tanto comprare casa, mettere su famiglia, nella terra che mi ha accolto e che amo. Ma questo Stato, invece di trattenermi, sta facendo di tutto per costringermi ad andarmene. Non al Nord. Fuori.
Ci svegliamo ogni mattina, andiamo a lavorare, e lo facciamo con un peso addosso che spegne ogni entusiasmo: sapere che, per lo Stato, non contiamo nulla. Diamo la colpa a voi. Sì, la colpa è del sistema istituzionale che ha abbandonato la Sicilia, in particolar modo Agrigento e le sue province. Le cooperative non hanno ricevuto il dovuto perché i trasferimenti sono stati tagliati fino al65%. I Comuni sono in affanno, i fondi non arrivano, la burocrazia strozza. Ma il Ministero è consapevole di tutto questo. E tace. Nel frattempo, i ragazzi neomaggiorenni restano “parcheggiati” nelle strutture, senza copertura, senza alternative, senza nessuna strategia; mentre i ragazzi minorenni non vengono neanche più collocati nelle cooperative sul nostro territorio, tutti al Nord.
Troppo semplice così. Siamo serviti solo durante l’emergenza, e adesso, a noi chi ci pensa più. E mentre da Nord arrivano proclami, qui a Sud si annaspa nel silenzio. Non si tratta solo di lavoro. Si tratta di futuro. E dignità. Ogni volta che si parla di “fuga dei cervelli”, si dimentica il punto essenziale: Nessuno fugge per capriccio. La gente scappa quando non c’è nulla per cui restare. Noi vorremmo restare. Vorremmo costruire, creare, radicarci. Ma ogni gesto, ogni ritardo, ogni omissione ci sta spingendo a mollare tutto. Voi parlate di Sud, di giovani, di territorio. Ma qui il Sud affonda. E i giovani che restano vengono umiliati. Mentre si fanno gemellaggi con zone di guerra, la guerra la state facendo voi, ogni giorno, non solo contro chi dovreste proteggere e accudire, ma anche contro chi , a differenza vostra, se ne prende cura ogni giorno; siamo disposti a sacrificare le feste, le domeniche con la famiglia, ma non la nostra dignità.
Cosa vi chiediamo?
Solo quello che ci spetta. Il pagamento immediato e completo dei fondi arretrati alle cooperative siciliane;
Una comunicazione chiara e continua sulle tempistiche future;
Un’assunzione di responsabilità politica, senza più scaricare le colpe tra Ministero, Regione e Comuni, come se nessuno sia in grado di prendersi le proprie responsabilità;
Una visione a lungo termine che tuteli non solo chi viene accolto, ma anche chi accoglie.
Chi firma questa lettera? Siamo in tanti. Gli educatori, i mediatori, gli operatori, tutti. Chi lavora. Chi ci crede ancora. Chi non vuole più morire in silenzio.
Cordiali saluti,
Gli operatori delle cooperative per minori stranieri non accompagnati (Msna) – Regione Sicilia, Agrigento e provincia