Anno giudiziario Caltanissetta, Cardinale: “Allarme corruzione e mafia sempre forte”

E’ allarme corruzione anche a nel Nisseno.

A sostenerlo il presidente della Corte d’Appello di Caltanissetta Salvatore Cardinale nel suo intervento in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario, parlando di “quotidianità della tangente”.

“La cronaca – ha detto Cardinale – ci offre quasi ogni giorno liste di imprenditori, politici, professionisti e pubblici amministratori colpiti dai provvedimenti emessi dall’autorità giudiziaria e addirittura sorpresi sul fatto mentre intascano ‘mazzette'”. L’alto magistrato ha aggiunto: “Emerge un affinamento delle tecniche operative finalizzate a eludere le eventuali ricerche sulle condotte illecite, giacchè, accanto al metodo tradizionale del passaggio di denaro, l’accordo corruttivo si realizza spesso sotto altre forme dissimulatrici quali consulenze fittizie, falsi incarichi a prestanome, compensi a società di comodo, assegnazione di posti di lavoro. Si registra l’incapacità della classe politica di selezionare una schiera di amministratori che si prefiggano unicamente il bene comune e inoltre si registra la forte aspettativa di impunità da parte dei protagonisti dei fatti di corruttela i quali sono convinti, dalla realtà a tutti nota che il rischio di rimanere coinvolti in un inchiesta giudiziaria è un’ipotesi remota, che gli attuali tre gradi di giudizio sono sufficienti a far maturare la prescrizione e che, in caso di malaugurata condanna, soccorrono i benefici penitenziari di cui i corruttori sono i maggiori fruitori se è vero che, tra la popolazione carceraria, quest’ultimi rappresentano una minima porzione”.

Sul fronte della lotta alla mafia Cardinale ha ribadito che le cosche mafiose, pur avendo subito durissimi colpi da parte dello Stato sono in grado di “autorigenerarsi” e che adesso la mafia guarda anche al settore agroalimentare e cerca di inserirsi nel tessuto economico del nord Italia.

Sulla carenza di organico Cardinale afferma che continua ad essere uno dei problemi dei tribunali del distretto di Caltanissetta che accorpa quelli di Gela ed Enna e dove si concentrano i delicati processi sulle stragi di mafia. Dall’analisi delle piante organiche si evince che “per quanto riguarda la Corte di Appello, nel periodo in esame è rimasto vuoto fino al mese di aprile 2015 un posto di presidente di Sezione sui quattro previsti, essendo il magistrato nominato rimasto a dirigere il Tribunale di Gela in attesa dell’arrivo del suo sostituto. Inoltre, è risultato privo di aspiranti uno dei due posti di consigliere addetto al settore lavoro e sono continuati a rimanere scoperti i due posti di magistrato distrettuale”. “Con riferimento ai Tribunali ordinari, il numero dei giudici togati in servizio è stato pari a 44 unità a fronte di un organico complessivo di 56 magistrati, con una scopertura media del 21% (23% nell’anno precedente). Al Tribunale di Caltanissetta sono mancati 3 giudici su un organico di 27 unità con una scopertura percentuale dell’11%; al Tribunale di Enna 2 giudici su un organico di 17 unità con una scopertura percentuale del 12%; al Tribunale di Gela sono mancati 7 giudici su un organico di 12 unità con una scopertura percentuale del 58%. Anche alcuni Uffici requirenti hanno dovuto registrare casi di posti privi di titolare, seppur in misura più contenuta rispetto ai Tribunali. La Procura Generale della Repubblica per tutta l’anno è stata priva del Procuratore Generale. La Dda nissena ha accusato la mancanza di 3 magistrati, a fronte di una previsione organica complessiva di 16 unità cui vanno sommati il Capo dell’ufficio e un Procuratore aggiunto. L’indice di scopertura, che ha interessato anche uno dei due posti di procuratore aggiunto, è stato pari al 26% (25% nell’anno precedente). I sostituti addetti alla Direzione distrettuale antimafia sono rimasti nella soglia minima di 5, su una previsione di 7 magistrati.

Le organizzazioni criminali nel nisseno continuano a esercitare il loro potere, privilegiando la strategia dell’infiltrazione sistematica, ma silenziosa, nel tessuto economico-imprenditoriale. La mafia non è stata debellata, seppure si è di molto ridimensionato quel dominio soffocante delle cosche che per molto tempo hanno condizionato la società nelle sue varie articolazioni. Tuttavia, le organizzazioni criminali, sotto la regia di alcuni “inossidabili” affiliati di rango, continuano a rigenerarsi, imponendo il pizzo, inquinando la vita pubblica, gestendo traffici illeciti”. Si conferma il potere direttivo dei capi più carismatici i quali, anche dal carcere, continuano ad impartire ordini. Il sistema di comunicazione tra gli affiliati rimane quello consueto dei “pizzini”, ritenuto più sicuro e affidabile, a preferenza dei più tecnologici e sofisticati mezzi informatici. Rimane la tradizione.

Il mafioso di rango continua a comportarsi come per il passato: “Inflessibile eppure comprensivo; duro e implacabile con gli avversari e affettuoso e comprensivo nei confronti di chi gli chiede aiuto; programmatore di nuove strategie criminali e dispensatore di consigli e pacche sulle spalle”. La mafia continua a turbare pesantemente il comparto degli appalti, si arricchisce reimpiegando proficuamente i proventi accumulati grazie all’indebita percezione di finanziamenti pubblici, alla sistematica evasione di imposte e contributi, all’impiego e lo sfruttamento di manodopera in nero, ai traffici illeciti. Cosa nostra conserva la sua tradizionale struttura organizzativa che prevede, per la provincia di Caltanissetta, la storica suddivisione nei mandamenti di Mussomeli, Vallelunga Pratameno, Riesi e Gela e, per la provincia di Enna, l’articolazione in varie famiglie. A Gela convivono Cosa nostra e Stidda. Nell’Ennese, vanno avanti i tentativi di alcuni esponenti mafiosi, tornati in libertà, di riconquistare per intero il predominio sul territorio. La mafia impone forniture e manodopera, ricorre alle estorsioni e ai danneggiamenti, non trascura il traffico di droga, del gioco d’azzardo, cui vanno aggiunti il comparto dei videogiochi e la gestione delle sale scommesse. La mafia, “minaccia gli imprenditori, intimidisce i commercianti, preme su attività grandi e piccole, si infiltra nelle istituzioni, colpisce l’economia, fa affari, offre servizi”. Ma molti imprenditori ancora non si ribellano al potere mafioso”.

Alla cerimonia di oggi per l’inaugurazione dell’anno giudiziario al Palazzo di giustizia di Caltanissetta per l’inaugurazione dell’anno giudiziario è stato presente il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini Ieri ha incontrato i magistrati di Gela ed Enna e sottolineato che Caltanissetta è un “luogo simbolo”.