Crolli, aree abbandonate, edifici dismessi. Spazi vuoti si trasformano in paesaggi aperti: tanti in Sicilia i contesti da innovare, nei quali soddisfare i bisogni del presente in ascolto e in dialogo con la natura e la tradizione del contesto. Questi alcuni focus del workshop “Paesaggi Aperti per Abitare Favara” che si è tenuto a Favara, ponendo al centro l’idea di rigenerazione urbana su cui si fonda il progetto di ricerca “Paesaggi Aperti. Comunicazione, partecipazione, empowerment delle comunità” realizzato in Sicilia dall’Istituto Nazionale di Architettura IN/Arch con la sezione territoriale IN/Arch Sicilia grazie al bando FRES “Fondo per la ricerca in campo economico e sociale” annualità 2021-22, finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca. Il workshop “Paesaggi Aperti per Abitare Favara” è stato organizzato con il supporto di Farm Cultural Park e il patrocinio del Comune di Favara e dell’Ordine degli Architetti PPC della provincia di Agrigento.
Interi quartieri soggetti alla caducità del tempo si stanno sbriciolando silenziosamente nell’attesa di essere rivissuti e di brillare di luce nuova, attraverso azioni di condivisione e coinvolgimento delle comunità. “Paesaggi Aperti” rilegge l’esperienza comunitaria sviluppata da Danilo Dolci in Sicilia a partire dagli anni ’50, con l’obiettivo di valorizzare culture e competenze locali rafforzando la complessa rete di relazioni fisiche, economiche e sociali che attraversano questi territori. Il progetto stimola lo sviluppo di un processo multidisciplinare di formazione e comunicazione delle conoscenze volto a implementare le “comunità di patrimonio” e mediante pratiche collaborative nel paesaggio.
Favara, nuova tappa del progetto Paesaggi Aperti, con il suo concentrato di memorie e forze creative, rappresenta un significativo case study per sviluppare pratiche laboratoriali volte a delineare nuovi paesaggi dell’abitare e nuove visioni urbane capaci di essere rigenerative, inclusive ed innovative. «Oltre a sviluppare un progetto locale per Favara – spiega Mariagrazia Leonardi, presidente IN/Arch Sicilia -l’intento è quello di offrire una visione per il futuro di tante altre città, ispirando nuove politiche di Governo che promuovano strategie innovative e complesse per orientare nuovi percorsi di rigenerazione urbana nella società contemporanea». «Ci sono delle sfide che sono più grandi delle singole persone o di una comunità o ancora di più di una municipalità. – spiega Florinda Saieva di Farm Cultural Park, Transition For, RUF Regenerative Urban Farming- In alcuni casi la presenza dello Stato è indispensabile. Il centro storico di Favara è una di queste sfide, ma è anche la più grande occasione per sperimentare dei nuovi modelli di città del nostro sud Italia» sottolinea Saieva anche alla luce dell’accordo di collaborazione tra la Prefettura di Agrigento, il Comune di Favara, SPAB e Farm Cultural Park.
Al workshop di rigenerazione urbana sono stati invitati i progettisti Lillo Giglia (Lillo Giglia Architect); Giovanni Fiamingo, Giovanna Russo, Domenica Benvenga (NextBuild); Salvo Terranova, Giorgia Testa, Arianna Lo Re, Fabrizio Parisi (lineaT studio); Francesco Moncada, Mafalda Rangel (Moncada Rangel); Lucia Pierro (AutonomeForme.Architettura) che, dopo una prima analisi dell’area di Via Reale, hanno iniziato a tracciare un percorso volto a definire una strategia per riabitare quest’area del centro storico che, nonostante, l’incuria ed il degrado diffuso conserva intatta la sua identità ed esprime un grande potenziale di rigenerazione urbana ed umana.
Le prime idee progettuali puntano l’accento sui vuoti generati dai crolli intesi come luoghi densi di possibilità e pronti ad accogliere nuove attività, nuovi spazi verdi e aree pavimentate. Per i progettisti quest’area può infatti diventare un nuovo luogo di relazione con la natura che migliorerà la qualità dell’ambiente urbano mitigando gli effetti del cambiamento climatico e promuovendo una strategia insediativa ecologica, basata sull’uso di fonti energetiche sostenibili, sull’efficientamento idrico e sulle pratiche di riforestazione urbana. Negli edifici recuperabili si propone invece un mix di funzioni residenziali, sociali, culturali, di commercio e piccolo artigianato. Tra i temi trattati anche quello dell’accessibilità e della accoglienza della nuova cittadinanza da attuare mediante progetti di coabitazione, scambi culturali e collaborazioni economiche: lungo Via Reale si potrà sviluppare un esempio di convivenza tra persone di generazioni ed etnie differenti generando una nuova città armoniosa e solidale.
“Paesaggi Aperti” con il workshop “Paesaggi Aperti per Abitare Favara” delinea nuove strategie per realizzare il modello di un quartiere che risponda alle esigenze attuali anticipando anche le domande future. Dopo la prima presentazione pubblica che è servita anche a raccogliere delle nuove sollecitazioni da parte della comunità favarese, i progettisti coinvolti continueranno il lavoro per rigenerare il sistema urbano lungo Via Reale. “Paesaggi Aperti” tornerà a Favara il 21 giugno 2024 quando, nella cornice di Farm Cultural Park, verranno presentati al pubblico gli esiti progettuali.