Fiume trasformato in una discarica abusiva: si indaga per disastro ambientale
Le presunte condotte illecite sarebbero iniziate nel 2020: gli inquirenti avrebbero accertato una gestione spregiudicata anche dei rifiuti pericolosi
Traffico illecito di rifiuti e disastro ambientale. Sono queste le ipotesi di reato che hanno portato al sequestro di un’ampia area e un complesso aziendale che si occupa del trattamento della spazzatura.
L’operazione, condotta dalla compagnia dei carabinieri di Messina Sud, in collaborazione con il Reparto di Polizia Ambientale del corpo di polizia Municipale di Messina, segue un provvedimento emesso dal Tribunale del riesame di Messina.
Le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia, hanno portato a contestare i reati di attività organizzata di traffico illecito di rifiuti, commesso in concorso da tre imprenditori titolari e gestori di fatto del complesso aziendale, e quello di disastro ambientale, con condotte illecite risalenti al 2020 e perduranti fino a oggi. Nell’indagine risultano coinvolti anche diversi soggetti nel ruolo di conferitori dei rifiuti.
L’attività investigativa, avviata nel giugno del 2023, è stata condotta attraverso servizi di pedinamento, controllo del territorio, intercettazioni, anche con l’impiego di droni, e l’acquisizione di una copiosa documentazione. È stato riscontrato lo sfruttamento criminale del torrente Guidari. L’indagine ha accertato, a carico di svariati soggetti in concorso, una gestione spregiudicata e organizzata di un’imponente quantità di rifiuti di ogni genere, inclusi speciali e pericolosi, finalizzata all’ottenimento di ingenti profitti illeciti.
I rifiuti, costituiti prevalentemente da scarti di cantieri edili e da demolizioni, venivano scaricati direttamente nel torrente Guidari, alterandone la normale conformazione e configurando un disastro ambientale con potenziali rischi di esondazioni e smottamenti, minando l’equilibrio del territorio. Dalla complessa attività d’indagine è emerso un quadro indiziario idoneo a configurare l’operatività, dal 2020 all’attualità, di un sodalizio criminale dedito alla commissione di delitti in materia ambientale.
I rifiuti venivano sversati presso un impianto di recupero dove i gestori, in associazione con i conferitori, ne permettevano l’accesso. Successivamente, i rifiuti venivano interrati dai dipendenti della ditta e ricoperti con terreno vegetale recuperato dalle aree circostanti. Questa pratica creava insidiose barriere artificiali, arginate dalla stratificazione e compattazione dei materiali smaltiti, causando un forte pregiudizio al naturale decorso delle acque. Le telecamere installate dalla Procura a partire dal giugno 2023 hanno identificato diversi soggetti sorpresi nell’atto di percorrere la pista interna all’impianto fino a raggiungere l’impluvio del vallone Guidari, per scaricare con i propri autocarri svariate tonnellate di rifiuti su una superficie complessiva di circa 200.000 metri quadri.
È stato accertato che solo il 10% dei rifiuti introiettati dall’impianto veniva correttamente recuperato e riutilizzato in altri cantieri, mentre la maggior parte rimaneva nel sito, accatastato nel pendio mediante terrazzamenti realizzati con i mezzi d’opera dell’impianto e senza opere di contenimento. L’attività tecnica e periziale, svolta con la collaborazione di Arpa Sicilia, Arpa Calabria e il corpo dei Vigili del Fuoco, ha permesso di individuare i siti maggiormente contaminati, con l’epoca di abbandono risalente già al 2015, anno di avvio dell’attività della ditta con una mera richiesta autorizzativa.
I rifiuti provenienti dall’impianto, trattati senza le dovute prescrizioni e corredati da false certificazioni, sono stati conferiti anche nella realizzazione di opere pubbliche, come il parcheggio di “Contemplazione”, già sottoposto a sequestro nel maggio di quest’anno. In quell’occasione, le telecamere avevano acquisito le fasi delle operazioni e le successive analisi disposte dalla Procura avevano confermato la natura di rifiuto del materiale riempitivo scaricato tra i blocchi di contenimento dell’arenile.
Gli indagati sono da presumersi innocenti fino alla sentenza irrevocabile, in considerazione dell’attuale fase delle indagini preliminari.




