Agrigento

Gli incontri riservati tra l’on. Di Mauro e il sindaco-imprenditore interdetto

La Procura della Repubblica di Agrigento ha avviato un’inchiesta su Aica e sull’anticipazione di 10 milioni di euro destinati alla ristrutturazione della rete idrica

Pubblicato 1 giorno fa

Gli incontri riservati tra l’ex assessore regionale Roberto Di Mauro e l’imprenditore (anche sindaco di Maletto) già sottoposto alla misura interdittiva del divieto di contrarre con la pubblica amministrazione e di esercitare l’attività imprenditoriale; l’anticipazione di dieci milioni di euro, rispetto ai quasi 40 milioni di euro del finanziamento complessivo, per effettuare le “opere di ristrutturazione ed automazione per l’ottimizzazione della rete idrica del Comune di Agrigento – primo stralcio”, contestate formalmente dal MEF (Ministero dell’economia e delle finanze) ed ancor più vivacemente da un dirigente regionale dell’assessorato guidato all’epoca dei fatti proprio da Di Mauro che ha definito l’anticipazione del denaro pubblico “una cosa inutile”; la presenza tra i componenti della Commissione giudicatrice dei lavori legati alla rete idrica di Agrigento, di  Sebastiano Alesci, designato dalla Stazione appaltante A.I.C.A. (Azienda idrica comuni agrigentini); l’interesse, fuori dagli schemi, di Di Mauro di procacciare operai e personale specializzato per avviare i lavori atteso che il sindaco Capizzi, vero capo del raggruppamento temporaneo di imprese, aveva detto a chiare lettere al deputato di non avere a disposizione la manodopera che il lavoro richiedeva.

Sono questi i punti cardine di una inchiesta autonoma su Aica – con tanto di intercettazioni (a cominciare dal direttore generale Claudio Guarneri) cimici, troljan e molto altro, e suill’appalto della rete idrica di Agrigento nata da una costola dell’indagine principale condotta dalla Procura della Repubblica di Agrigento denominata dai media “Appalti e mazzette” e che adesso affonda le radici nella sete atavica della popolazione agrigentina.

Di Mauro, per investigatori e Pubblici ministeri, sarebbe a capo di una sorta di comitato politico-imprenditoriale (con ruolo apicale attribuito anche all’architetto Sebastiano Alesci) che avrebbe controllato importanti opere pubbliche da realizzare in tutta la Provincia di Agrigento.

Tra i più importanti lavori da svolgere proprio quelli della rete idrica della città capoluogo finiti sotto la lente d’ingrandimento del Ministero dell’Economia e della finanze, che aveva contestato al Dipartimento dell’acqua e dei rifiuti dell’Assessorato dell’energia e dei servizi di pubblica utilità, allora guidato da  Di Mauro, lo stanziamento di 10.000.000 € a titolo di anticipazione per i suddetti lavori. Nonostante ciò e nonostante i rilievi di dirigenti dello stesso assessorato tutto sarebbe stato portato avanti come se nulla fosse successo.

Particolare rilievo gli investigatori della Squadra mobile guidati di Vincenzo Perta e i pubblici ministeri Giovanni Di Leo e Rita Barbieri hanno dato ad una vicenda ancora poco chiara, definita illogica e fuori da qualsiasi procedura ufficiale, la richiesta fatta da Giuseppe Capizzi all’onorevole Di Mauro di reperire il personale necessario (dai manovali  agli operai specializzati ed altre figure) da impiegare per avviare i cantieri della rete idrica del Comune di Agrigento.

Annotano i poliziotti della Squadra mobile che la riservatezza delle loro interlocuzioni (Di Mauro e Capizzi ed anche il segretario particolare del deputato Giovanni Campagna, ndr) sembravano più legate a logiche affaristiche, anche in considerazione del mancato intervento, innanzi ai ritardi da parte della Rti aggiudicataria, dell’avvio dei cantieri di un’opera essenziale per il territorio. Lo stesso Di Mauro – osservano gli inquirenti – forte anche del consenso riscosso frutto, probabilmente, di una condotta diretta ad avvantaggiare il proprio bacino elettorale, si impegnava a richiamare a sé figure che potessero ritornare utili a Giuseppe Capizzi, permettendo allo stesso di superare uno stallo ormai inaccettabile, anche favorito dall’omissione della stazione appaltante che non è intervenuta a dovere per sollecitare l’avvio di lavori indispensabili per impedire una crisi idrica che si ripresenta puntuale ad ogni stagione.

E Di Mauro, sempre secondo gli inquirenti, piuttosto che segnalare il padre di famiglia bisognoso di un lavoro, ha messo a disposizione dell’imprenditore e sindaco interdetto dalla legge, titolari di imprese come un suo figlioccio – l’affermazione è dell’ex assessore captata dall’intercettazione – immediatamente convocato (insieme ad un “esperto” di archeologi ed archeologia) in un noto albergo del centro città.

Identica cosa avviene in un altro incontro riservato tra Capizzi, Di Mauro e Campagna debitamente video ripreso, questa volta in un noto albergo del Villaggio Mosè (circostanza questa – come già raccontato da Grandangolo) ha visto in azione l’uno all’insaputa dell’altra, Carabinieri e Polizia.

L’inchiesta, dunque,  cammina spedita ed in assoluta autonomia rispetto all’indagine madre. Sono già stati interrogati importanti funzionari regionali e comunali e sequestrato copioso incartamento.

Come avevamo anticipato con i pregressi articoli, fermo restando la presunzione di innocenza sino a sentenza definitiva, la storia continua.

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