Politica

L’appello della Consulta di Aica: “Venga commissariato l’intero servizio idrico provinciale”

Lo scrive in una nota la Consulta di Aica che, con un comunicato stampa, ha lanciato un appello.

Pubblicato 3 mesi fa

“Assistiamo con grande preoccupazione alla tempesta sempre più intensa che si sta abbattendo sull’intero Servizio Idrico dell’Ambito provinciale di Agrigento. Con preoccupazione, ma non con stupore, nè con sorpresa, tant’è vero che la tanto vituperata Consulta di AICA si è mossa con largo anticipo, stimolando le istituzioni a più livelli, perchè si agisse in tempo per scongiurare lo spettacolo avvilente a cui oggi stiamo purtroppo assistendo.” Lo scrive in una nota la Consulta di Aica che, con un comunicato stampa, ha lanciato un appello.

“La magistratura, che ad Agrigento nell’applicare la legge sta tutelando i diritti dei Cittadini, ha meritoriamente fatto emergere spaccati di malaffare che investono in pieno il potere politico e ci auguriamo che vada fino in fondo a questa vicenda accertando ogni responsabilità penale. Non si pensi però di attribuire all’azione della magistratura (che è quella di colpire reati già avvenuti e sanzionare danni già procurati) una sorta di funzione di riordino del Servizio Idrico in senso politico-istituzionale. Quest’ultimo è ciò che manca, ed è responsabilità dei Sindaci dell’Ambito provinciale di Agrigento, i quali, leggendo i loro recenti comunicati, non cessano di mettere in scena uno stantio gioco delle parti, agitando demagogicamente la soluzione del commissariamento di AICA (la sostituzione del Consiglio di amministrazione? La sostituzione del Direttore generale?) come la cura risolutiva dell’attuale gravissima crisi. Vi è piuttosto la concreta possibilità che un commissarimento dei soli vertici gestionali di AICA non sia affatto risolutivo in assenza di un riordino complessivo e definitivo dell’intero Servizio Idrico, a partire dalla correzione di quelle inadempienze dell’Ente di Governo dell’Ambito, cioè dell’assemblea dei Sindaci, che determina in ogni suo aspetto l’andamento del Servizio e lo stato di salute del Gestore. Sono infatti i Sindaci in ATI che dopo quattro anni di bilanci in rosso non hanno ancora adempiuto al riequilibrio economico finanziario e produttivo, come previsto per legge e dalla convenzione tra ATI e Gestore, e non hanno ancora affrontato con serietà e responsabilità l’unica questione davvero determinante per la sorte dell’acqua pubblica: se AICA non è sostenibile dal punto di vista economico finanziario cosa si deve fare per renderla tale? E qui si inseriscono i cinquanta e più interventi della Consulta, tutti volti alla correzione, in linea con le regole di settore, di quelle irregolarità, di quelle inadempienze, di quelle omissioni, che determinano la crisi profonda del Gestore pubblico e il pessimo Servizio Idrico pagato a caro prezzo dall’utenza. La magistratura sta apportando un enorme contributo documentale a ciò che i cittadini sanno benissimo, ovvero che il potere politico nel settore idrico (come anche nei rifiuti e nella sanità) determina, con le proprie decisioni, la (pessima) qualità dei servizi al cittadino. Quindi la perdita dei finanziamenti per la rete idrica di Agrigento non avviene per uno scherzo del destino, ma per precise macchinazioni politico-affaristiche che privilegiano gli interessi particolari piuttosto che il miglioramento del servizio pubblico e la tutela del bene comune. Peraltro non si può trascurare che le indagini stiano coinvolgendo pienamente l’ex Assessore regionale all’Ambiente, l’agrigentino Roberto Di Mauro, dante causa di molti Sindaci di peso e molto vicino ai vertici di AICA.

Si può proseguire di questo passo affermando che se AICA non ha incassato sedici milioni di euro in quattro anni è perchè i Sindaci ritengono impopolare l’installazione dei vetritremila contatori, che metterebbero fine ai contratti a forfait fuorilegge dal 1996, nonostante fossero disponibili finanziamenti per 14 milioni di Euro a questo scopo. Oppure ancora si può affermare che se AICA non è ancora il Gestore Unico dell’Ambito provinciale è perchè i Sindaci resistono pervicacemente alla cessione delle utenze del Voltano e del Tre Sorgenti, così cagionando al Gestore ulteriore danno erariale di circa quattro milioni di euro in quattro anni. Lo stesso si può affermare per i Comuni di Palma Di Montechiaro e Camastra che resistono all’entrata in AICA, come anche i Comuni salvaguardati della montagna, ricchi d’acqua ma poveri dei requisiti di legge necessari, il tutto con l’avallo dell’ATI nonostante ci siano diverse sentenze del TAR che impongono invece il rispetto delle norme e la cessione del servizio in favore del Gestore Unico e legittimo. Ulteriori sei milioni e mezzo di mancati introiti in AICA vengono dalle bollette delle utenze comunali non pagate da parte degli stessi Comuni soci. La mancata ricerca degli abusivi e i furti d’acqua da parte di AICA ha certamente comportato mancati introiti per diversi milioni tenendo conto che era una delle attività di punta della gestione commissariale prefettizia precedente. L’incresciosa gestione dei rapporti con Siciliacque è un altro capitolo che testimonia come siano stati gli equilibri politici a livello regionale a determinare l’aumento della dipendenza idrica di AICA nei confronti di Siciliacque, quando l’Ente di Governo d’Ambito, con una governance degna di questo nome, avrebbe dovuto fare esattemente il contrario, cioè diminuire la quota di acqua comprata a caro prezzo dal Sovrambito e trovarne di propria per rendere sostenibili i bilanci del Gestore pubblico. Invece oggi ad AICA è stato contestato un debito nei confronti di Siciliacque di 19 milioni di Euro di acqua prelevata e non pagata, somma che ricade direttamente sulle casse comunali dei Comuni soci per i quali è stato disposto il pignoramento di una prima trance, pari a poco più di due milioni.

Come si è visto con una governace preparata e attenta e con una classe politica interessata alla qualità dei servizi al cittadino e alla salvaguardia dei beni comuni, AICA sarebbe davvero un Gestore pubblico fiore all’occhiello, ne ha tutte le potenzialità se solo la nostra provincia riuscisse ad esprimere una classe dirigente più dignitosa (e meno criminosa) di quella che ci tocca subire.

Ci chiediamo cos’altro debba capitare ancora perchè la politica sana e le istituzioni preposte si attivino in modo serio e responsabile alla concreta risoluzione della questione idrica, a partire dalle inadempienze dell’ATI fino alle responsabilità dell’attuale governance di AICA. Non si pensi però di agitare interventi demagogici che indichino marginali capri espiatori in AICA, o soluzioni finali che puntino a liquidare con faciloneria l’esperienza dell’acqua pubblica nel nostro ambito, lasciando indenni i maggiori responsabili della crisi dell’acqua, ovvero i Sindaci e il potere politico che essi rappresentano e difendono, troppo spesso, contro l’interesse dei cittadini, delle comunità e del bene comune.

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