Mafia, processo Borsellino: scontro tra Scarantino e funzionario Ps

“A San Bartolomeo a Mare mi hanno aggredito davanti ai miei figli, mi hanno puntato una pistola in bocca. Mia moglie che piangeva, i miei figli traumatizzati e ora questi sono qua ‘senza russuri ‘nta a facci’ (senza arrossire in viso ndr). Loro hanno potuto fare solo loro, neanche i mafiosi avrebbe fatto tanto. Anzi, se in questo momento ha la pistola vorrei chiedere se se la puo’ togliere”. E’ con queste parole che il falso pentito Vincenzo Scarantino si e’ rivolto al funzionario di polizia Mario Bo, nel corso del confronto tra i due nel quarto processo per la strage di via D’Amelio, in corso davanti alla Corte d’Assise di CALTANISSETTA.   Bo e Scarantino sono stati messi a confronto per chiarire cosa e’ accaduto quando l’ex pentito, il quale aveva da poco iniziato a collaborare, viveva a San Bartolomeo a Mare, in provincia di Imperia. Bo ha confermato di essere stato aggredito da Scarantino mentre parlava con la moglie alla quale aveva chiesto se c’era qualche problema in casa, ma Scarantino ha invece sostenuto di essersi rivolto solo verbalmente confronti dell’investigatore. “Era Bo – ha detto – che aveva alzato la voce con mia moglie, gesticolava… C’erano i miei figli a casa e lui mi ha detto ‘non sei piu’ un cazzo, ti mando in un carcere peggio di Pianosa’ e l’altro suo collega, Giuseppe Di Gangi, mi ha afferrato per il collo e mi ha puntato la pistola in bocca. E’ la verita’, se volevo dire una bugia, avrei detto che era Bo ad avere preso la pistola e non Di Gangi…”. Bo, dal canto suo, ha respinto ogni accusa: “Non e’ andata cosi’, lui e’ entrato in casa e mi ha aggredito. Per bloccarlo abbiamo dovuto fare fatica e abbiamo dovuto ricorrere alle manette”. Su questa vicenda il funzionario di Polizia e’ stato messo a confronto anche con la ex moglie di Scarantino, Rosalia Basile. La donna ha detto che furono i poliziotti ad aggredire il marito; la circostanza si riferirebbe al momento in cui Scarantino aveva deciso di ritrattare e aveva informato la stampa. “Bo era arrabbiato – ha affermato la teste – perche’ mio marito aveva chiamato i giornalisti e voleva sapere chi gli avesse dato il numero per rivolgersi alla stampa. Bo era molto agitato; mio marito e’ entrato in casa e si e’ arrabbiato, ma si e’ limitato ad aggredirli verbalmente, loro invece lo hanno menato, gli hanno puntato la pistola. E io dissi ‘ma davanti ai miei bambini le dovete fare queste cose?'”. Bo ha definito inverosimile la ricostruzione di Rosalia Basile: “Io avevo solo chiesto se ci fosse qualcosa che non andava. Se avessi pronunciato quelle parole e mi fossi rivolto in quel modo alla moglie sapevo che avrei scatenato la furia di Scarantino, visto il carattere che aveva”. Anche il poliziotto Giuseppe Di Gangi doveva essere sottoposto a confronto con Basile e Scarantino, ma si e’ avvalso della facolta’ di non rispondere, in quanto e’ al momento indagato di reato connesso, come specificato dal pm Stefano Luciani.