Agrigento

Processo “Montagna”, il testimone di giustizia Cutrò: “regna l’omertà”

“Nugara, quale presunto capomafia di San Biagio Platani, affermava la mia condanna a morte da parte di Cosa Nostra. Un progetto, il mio omicidio, da farsi non appena lo Stato si fosse stancato di me e avesse tolto la scorta”. Così il testimone di giustizia Ignazio Cutrò a seguito delle ultime notizie sul processo “Montagna” […]

Pubblicato 6 anni fa

“Nugara, quale presunto capomafia di San Biagio Platani, affermava la mia condanna a morte da parte di Cosa Nostra. Un progetto, il mio omicidio, da farsi non appena lo Stato si fosse stancato di me e avesse tolto la scorta”. Così il testimone di giustizia Ignazio Cutrò a seguito delle ultime notizie sul processo “Montagna” dal quale emerge che l’allevatore Stefano Butticè ha negato le conversazioni avute con il presunto capomafia di San Biagio Platani Giuseppe Nugara.

La famiglia Cutrò è vittima, oltre che di mafia, di un sistema omertoso che partendo dall’allevatore Butticè arriva sin dentro le Istituzioni, sottolinea Cutrò. Basti ricordare che dall’ interrogazione parlamentare in commissione affari istituzionali presentata dall’on. Aiello l’allora viceministro dell’interno Molteni ebbe a dichiarare che la notizia delle minacce di morte alla mia persona era solo il frutto di notizie di stampa, nessun organo istituzionale ha dato notizia di queste intercettazioni al Ministero. La revoca delle misure di protezione viene richiesta dalla DDA di Palermo il 12 ottobre 2016 poiché non sono emersi ulteriori elementi di rischio, le intercettazioni sono state registrate il 06 febbraio 2014. Eppure come oggi ribadiscono i giudici, le intercettazioni erano tutte registrate e trascritte. I passaggi apparentemente sembrano semplici, continua Cutrò, ma il Ministero non ne sapeva nulla: Nugara e Butticè parlavano, le microspie registravano, i Carabinieri trascrivevano e trasmettevano alla Procura o alla DDA, da lì in Prefettura, così poi all’UCIS ed al Ministero dell’Interno, oggi diretto dal Prefetto Luciana Lamorgese. Tra le cause dell’atteggiamento omertoso dell’allevatore c’è il silenzio, altrettanto omertoso, delle Istituzioni che sulla vicenda che ha riguardato la famiglia Cutrò ha mostrato debolezza e scarsa o nulla credibilità. I cittadini tacciono, le Istituzioni pure”, conclude il testimone Cutrò.

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