Donne vittime di violenza, nasce il gruppo “Ali libere1522”
La convivenza forzata tra le mura domestiche può trasformarsi in una trappola per tante donne che subiscono maltrattamenti e abusi da parte dei loro partner, soprattutto nel periodo che stiamo attraversando dove le richieste di aiuto si sono amplificate. Da poco è nato un gruppo su facebook “Ali libere 1522”, coordinato da giovane donne che vogliono che […]
La convivenza forzata tra le mura domestiche può trasformarsi in una trappola per tante donne che subiscono maltrattamenti e abusi da parte dei loro partner, soprattutto nel periodo che stiamo attraversando dove le richieste di aiuto si sono amplificate.
Da poco è nato un gruppo su facebook “Ali libere 1522”, coordinato da giovane donne che vogliono che vogliono offrire una prima forma d’aiuto alle donne che si sentono vittime di violenza. “Un luogo virtuale dove trovare conforto e il supporto psicologico a chi vive tali drammi,
una mano amica che, si propone di garantire un punto d’ascolto dove si può rivolgere chi si sente solo ed oppresso”, dichiara una delle coordinatrice Noemi Sammartino. Il nostro progetto, continua Noemi Sammartino, è quello di far crescere il gruppo in modo da creare le basi per poter fondare un’associazione dedicata al supporto delle vittime di violenza. Per questo chiunque vuole collaborare è il benvenuto, saranno importanti oltre che i volontari che offrono una prima forma d’aiuto anche coloro i quali sono in grado d’offrire consulenza legale e psicologica”.
E’ arrivata già qualche chiamata d’aiuto, e il gruppo “Ali libere1522”, si è messo a disposizione della vittima, con l’aiuto dell’avvocato Mariateresa Meli per accompagnare la vittima nel momento della denuncia.
“Le richieste di aiuto sono state tante, io non lo immaginavo ad essere sincera”, dichiara l’avvocato Meli. Abbiamo ascoltato, abbiamo messo a proprio agio, la donna fino ad aprirsi a parlare: questo è stato il nostro approccio con le persone che ci hanno contattato. L’iter per arrivare alla denuncia è lungo, sottolinea l’avvocato Meli, ma non per questo bisogna scoraggiarsi. Il primo passo è quello di interessare le competenti autorità, a seconda della gravità della situazione si valuta la possibilità di allontanare la donna e se vi sono minori, dal contesto violento. Molte mi domandano, “Avvocato io non lavoro, lui non mi da soldi, come faccio a pagare lei?” Molte sconoscono l’istituto del gratuito patrocinio, che opera sia nel settore penale che nel civile, per l’eventuale giudizio di separazione e poi del divorzio”.
L’appello che viene lanciamo è quello di non restare succubi nel silenzio, di non farsi bloccare dalla paura ma chiedere aiuto, anche al numero dedicato 1522 e sopratutto è necessario denunciare.