Mafia

Ucciso dalla mafia 42 anni fa, Palermo ricorda Piersanti Mattarella

Il presidente della Regione siciliana fu assassinato il 6 gennaio del 1980

Pubblicato 3 anni fa

Ricordato stamattina a Palermo Piersanti Mattarella nel 42esimo anniversario dell’omicidio. Il Presidente della Regione siciliana fu ucciso il 6 gennaio del 1980 a Palermo e morto tra le braccia del fratello, Sergio Mattarella, oggi Presidente della Repubblica.  

“I valori di Piersanti Mattarella rappresentano ancora oggi un esempio per il mondo politico. Il suo coraggio e il suo impegno restano punti di riferimento per chi vuole portare avanti – con le azioni ancora prima che con le parole – il processo di cambiamento dell’Isola”. Lo dice il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, nel 42esimo anniversario dell’omicidio di Piersanti Mattarella.

Alle 9 il momento di silenzio nel luogo dell’agguato, in via Liberta’. Tra i presenti il prefetto Giuseppe Forlani, il sindaco Leoluca Orlando, il presidente dell’Ars Gianfranco Micciche’, il vicepresidente della Regione Gaetano Armao, magistrati, forze dell’ordine ed esponenti politici.

Se oggi la mafia non governa Palermo lo si deve anche a Piersanti Mattarella che ha contribuito al cammino di liberazione della città e al suo cambiamento culturale. Anche per questa ragione, a distanza di quarantadue anni, non dobbiamo arrenderci ma cercare verità e giustizia”. Lo ha detto il sindaco Leoluca Orlando.

A distanza di 42 anni non si conoscono ancora i nomi dei killer che uccisero Piersanti Mattarella, il Presidente ‘dalle carte in regola’. Finora la famiglia non ha mai parlato dell’inchiesta sull’omicidio riaperta nel 2018 dalla procura di Palermo.

“Chiaramente anche nella nostra famiglia c’è la voglia, anche il diritto e la pretesa, di sapere cosa è successo sotto casa nostra davanti agli occhi di mio padre, di mia nonna, della mia bisnonna”,  dichiara Piersanti Mattarella, 35 anni, nipote omonimo del Presidente della Regione siciliana. Sapere, quantomeno, se le indagini vanno avanti, se c’è stata una archiviazione, se ci sono novità, se c’è qualcuno che ci lavora. Negli ultimi anni, anche con il processo di Bologna, si è fatta luce sugli episodi più torbidi e più grigi di grandi fatti che hanno costituito la storia recente della Repubblica, le indagini su mio nonno non sono andate avanti, almeno questo è ciò che sappiamo noi”.

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