Agrigento

“Concorsi truccati e corruzione”, indagato vigile del fuoco agrigentino

La Procura chiedeva nei suoi confronti l’applicazione dell’obbligo di dimora ma il Gip ha rigettato poiché non è stata raggiunta la soglia di gravità indiziaria necessaria

Pubblicato 3 anni fa

C’è anche un Vigile del Fuoco di Agrigento tra i 17 indagati nell’inchiesta ribattezzata “Concorsopoli” – eseguita all’alba di ieri dai carabinieri della Compagnia di Alcamo – culminata con l’arresto di quattro persone e l’applicazione di misure cautelari nei confronti di altre dieci (per tre non è stata accolta). Per il 31enne pompiere agrigentino la Procura di Trapani chiedeva l’obbligo di dimora nel comune di residenza ma la misura cautelare è stata rigettata dal gip Massimo Corleo in quanto “il compendio indiziario fornito non ha raggiunto la soglia di gravità indiziaria necessaria per l’applicazione del provvedimento cautelare richiesto.”

L’intera inchiesta ruota attorno alla figura di Giuseppe Pipitone, direttore ginnico sportivo dei Vigili del Fuoco, attualmente in servizio presso il Comando del Corpo di Catania. Secondo gli inquirenti sarebbe stato lui a creare un vero e proprio “sistema” in grado di alterare dietro la corresponsione di denaro, e con la complicità di ulteriori soggetti per lo più sindacalisti, la regolarità di alcuni concorsi pubblici. Quelli finiti nel mirino della Procura di Trapani, in particolare, sono quello per titoli ed esami, a 250 posti nella qualifica di vigile del fuoco nel Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco; quello del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile; del concorso pubblico a 1148 posti nella qualifica di Agente della Polizia di Stato e, infine, del concorso pubblico a 197 posti nella qualifica di Agente della Polizia Penitenziaria.

L’attività investigativa comincia già nel 2017 ma è il 29 maggio del 2019 che si registra un’accelerata con la perquisizione domiciliare a carico di Pipitone e il rinvenimento, all’interno del garage nascosta sotto alcune uniformi, di una busta gialla con all’interno denaro contante per circa 7200 euro, nonché un foglio di carta denominato “Elenco discenti (Pipitone)”, costituente una sorta di promemoria, con accanto a ciascun nominativo gli importi di denaro versati dagli stessi.

Tra i nominativi che compaiono nel foglio (risultati poi tutti idonei all’ingresso nella fila del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco) anche quello del Vigile del Fuoco agrigentino ma, a differenza degli altri, senza alcuna cifra di riferimento. Ed è proprio questo uno degli elementi alla base della decisione del giudice di rigettare l’applicazione della richiesta di misura cautelare nei confronti del pompiere. Per la Procura di Trapani tra Pipitone e il Vigile del Fuoco agrigentino ci sarebbe stato un accordo (o una promessa) di interessamento alla luce anche di alcune attività di intercettazione. 

Per il giudice, che non ha accolto la richiesta degli inquirenti, “non risulta essere stata pagata alcuna somma dal candidato né essere stata effettuata alcuna promessa di pagamento. Vero è che risulta agli atti una sollecitazione tramite messaggio [..] tuttavia, non pare possibile ritenere la sussistenza, anche nei dovuti termini di probabilità, di un rapporto illecito di natura sinallagmatica non potendosi ciò neanche ricavare, allo stato degli atti, dalle successive comunicazioni”.

L’indagine per i concorsi truccati nei vigili del fuoco e nella polizia che ha portato all’emissione di 14 misure cautelari, riguarda in particolare gli anni 2017 e 2018 ma non si e’ ancora conclusa. “L’indagine – ha spiegato il col. Fabio Bottino, comandante provinciale dei carabinieri di Trapani – era stata avviata dalla polizia giudiziaria del corpo forestale e i successivi accertamenti avevano permesso di ipotizzare il meccanismo di corruzione che consentiva ad alcuni candidati, attraverso una scuola fittizia, di superare il concorso nei vigili del fuoco e in un caso quello della polizia”. Il capitano Luca De Vito, comandante della Compagnia dei carabinieri di Alcamo ha aggiunto: “Abbiamo accertato contatti del vice dirigente coinvolto anche nella Regione Veneto e nell’elenco dei discenti vicino ad ogni nome vi era la cifra che doveva essere pagata o che era gia’ stata pagata”. I candidati delle “scuola fantasma” sono risultati tutti idonei, soltanto uno si e’ rifiutato di pagare la somma richiesta.

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