Lampedusa

Migranti, ancora sbarchi a Lampedusa; l’Ocean Viking in attesa di un porto

Nel frattempo continuano i trasferimenti dei migranti per svuotare l'hotspot

Pubblicato 3 anni fa

Sono 37, fra cui 16 donne e un minore, i Migranti che – dopo una notte senza sbarchi – sono giunti adesso a Lampedusa. A soccorrere l’imbarcazione di ferro, partita da Sfax in Tunisia, è stata la motovedetta V1102 della Guardia di finanza. I Migranti hanno dichiarato di essere originari di Guinea, Costa d’Avorio e Senegal. Anche loro sono stati portati all’hotspot di contrada Imbriacola dove, all’alba, c’erano 1.063 persone.

La polizia, su disposizione della prefettura, sta trasferendo verso il porto 110 persone che verranno imbarcate sul traghetto di linea che giungerà in serata a Porto Empedocle.

 L‘Ocean Viking “ha 146 persone a bordo, abbiamo delle donne, dei minori, dei bambini, in questo momento rimaniamo in attesa, abbiamo gia’ fatto richiesta di un porto di sbarco e non possiamo fare altro che aspettare, come per altro ci siamo ritrovati a fare anche con altri governi per periodi molto lunghi. La richiesta di un porto, come tutte le nostre richieste, viene mandata all’Italia, Malta, Libia e Norvegia. Per noi e’ un fatto dovuto comunicare la nostra presenza e richiesta di sbarco alla Libia, ma non possiamo sbarcare in un paese che non e’ considerato sicuro”. Lo ha detto Alessandro Porro, presidente SOS Mediterranee Italia, a 24 Mattino su Radio 24. 

“Non abbiamo ancora avuto una comunicazione ufficiale che ci vieti di entrare in un porto italiano nelle acque italiane, siamo nell’atto delle dichiarazioni. C’e’ stato contestato di fare soccorsi in piena autonomia senza informare l’autorita’, e questo non e’ vero, non e’ assolutamente vero”, continua Alessandro Porro. “Le autorita’ soprattutto quelle italiane sanno benissimo quello che facciamo, dove lo facciamo, in che modo vengono informate passo dopo passo – ha aggiunto -. La nostra procedura e’ quella che una volta che individuiamo una barca in difficolta’, e’ quella di informare le autorita’ competenti che sono Italia, Malta, Libia e il nostro paese di bandiera che e’ la Norvegia”. “Quello che viene sostenuto dal ministero – ha spiegato – non e’ quello che poi in mare nella realta’ dovrebbe succedere, perche’ i capitani delle navi hanno l’obbligo di procedere secondo le convenzioni internazionali a prestare soccorso e gli Stati dovrebbero fornire un coordinamento. Un coordinamento non sono istruzioni, ma e’ predisporre le condizioni affinche’ il soccorso avvenga e noi purtroppo il coordinamento non riusciamo piu’ a ottenerlo. Fino al 2018 avevamo la piena coordinazione della guarda costiera italiana, dal 2018 in avanti in poi questa cosa non e’ piu’ successa, quindi noi cominciamo a fare soccorsi ma poi non c”e’ il coordinamento”. 

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