Mafia

Mafia nell’agrigentino, relazione Dia: “Emigrazione criminale e pericolo scarcerazioni”

Nella provincia di Agrigento lo scenario criminale evidenzia la compresenza di due realtà mafiose storicamente radicate in quel territorio: cosa nostra e stidda

Pubblicato 2 anni fa

È stata pubblicata oggi la relazione semestrale al Parlamento effettuata dalla Direzione Investigativa Antimafia. Nel documento, che fa riferimento al primo semestre del 2022, viene fotografato e analizzato lo “stato di salute” delle consorterie mafiose, gli interessi, i cambiamenti in corso da cui possono ipotizzarsi prospettive future. Nella parte che riguarda la provincia di Agrigento emerge l’ormai consolidata presenza sia di Cosa nostra che della Stidda. Quest’ultima organizzazione criminale è ben radicata nei territori di Bivona, Canicattì, Campobello di Licata, Camastra, Favara, Naro, Palma di Montechiaro, Porto Empedocle e Racalmuto. Un dettaglio che la Direzione Investigativa Antimafia mette in risalto, inoltre, riguarda le scarcerazioni di personaggi di spessore del panorama mafioso e una sempre più cospicua “emigrazione criminale”. Ecco la relazione nel dettaglio:

Nella provincia di Agrigento lo scenario criminale evidenzia la compresenza di due realtà mafiose storicamente radicate in quel territorio: cosa nostra e stidda. In passato, le due matrici criminali hanno conosciuto momenti di cruenta contrapposizione e, allo stato, convivono senza evidenti contrasti nel reciproco interesse di spartirsi proficuamente le attività criminali nel territorio della provincia. Tuttavia, talune indagini hanno messo in luce pericolose “frizioni” tra esponenti ai vertici di cosa nostra e alcuni stiddari attivi a Palma di Montechiaro sorte sul controllo e sulla gestione di attività illecite connesse con il mercato ortofrutticolo. Tali evenienze potrebbero, nel tempo, rimettere in discussione il tacito accordo di non belligeranza che contraddistingue da anni la “Valle dei Templi”. 

COSA NOSTRA E STIDDA

Il rischio di contrasti interni potrebbe scaturire anche dalla scarcerazione di boss e/o gregari, determinati a riappropriarsi del proprio ruolo all’interno dell’organizzazione. In alcune articolazioni mafiose, infatti, si sono registrati nel tempo taluni dissidi che hanno determinato azioni violente come documentato dall’operazione “Mosaico” (2020), all’esito della quale la Polizia di Stato e la Polizia belga hanno tratto in arresto 8 persone per un tentato duplice omicidio eseguito, nel maggio 2017 a Favara, verosimilmente nell’ambito di una faida sviluppatasi, tra il 2015 e il 2018, in seno ad un gruppo criminale dedito al traffico di armi e droga sull’asse “Favara-Belgio”. Le investigazioni hanno anche ricostruito l’evoluzione della consorteria inizialmente coesa e successivamente divisa in due gruppi contrapposti. Il 30 giugno 2022, a seguito della citata operazione “Mosaico”, la Polizia di Stato ha eseguito nella provincia girgentina e a Piacenza un provvedimento cautelare a carico di 4 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di porto abusivo di armi comuni da sparo, detenzione di armi da guerra e munizioni, nonché di coltivazione di cannabis. Nel contesto agrigentino risulterebbero, inoltre, attivi anche alcuni gruppi criminali su base familiare, denominati famigghiedde e paracchi, che agiscono secondo le tipiche logiche mafiose operando autonomamente rispetto a cosa nostra e alle consorterie stiddare. 

I MANDAMENTI E LE FAMIGLIE MAFIOSE DELLA PROVINCIA

Cosa nostra agrigentina risulta tuttora articolata in 7 mandamenti (Agrigento, Burgio, del Belice, Santa Elisabetta, Cianciana, Canicattì e Palma di Montechiaro) nel cui ambito opererebbero 42 famiglie. Negli ultimi anni si assiste ad un singolare fenomeno, quello della emigrazione criminale, basato sulla propensione della mafia agrigentina a trasferire i propri interessi illeciti al di fuori dei tradizionali confini di competenza. Al riguardo, si evidenzia che l’11 gennaio 2022, nell’ambito dell’operazione “Nautilus” condotta in provincia di Agrigento, di Salerno e in altre zone del territorio nazionale, i Carabinieri hanno eseguito un’ordinanza cautelare nei confronti di un sodalizio criminale composto da soggetti indagati per associazione di tipo mafioso ed attivo “…in materia di giochi e scommesse illegali, intestazione fittizia di beni, riciclaggio, reimpiego di denaro provento di delitto in attività economiche, autoriciclaggio. A tal fine agivano ognuno consapevole di far parte di un sodalizio criminale, dell’apporto fornito allo stesso dalla propria e dall’altrui condotta nonché del beneficio che ognuno dava all’attività dell’associazione o traeva dall’operatività di questa…”. Tra questi un agrigentino che “…operava mediante la gestione della rete clandestina … omissis, distribuita prevalentemente in Sicilia e in Calabria, associata alla più ampia piattaforma di gaming on-line del …omissis…”. L’indagine ha fatto luce anche su una serie indeterminata di delitti in materia di giochi e scommesse illegali con l’aggravante, per taluni di questi reati, di aver agevolato il clan camorristico dei “Casalesi”.

Sempre nell’agrigentino, i Carabinieri di Catania, unitamente a quelli di Palagonia (CT), il 19 gennaio 2022 hanno eseguito un’ordinanza cautelare nei confronti di un soggetto ritenuto intraneo alla stidda operante tra Canicattì (AG) e Palagonia (CT) responsabile di concorso in omicidio aggravato in danno di altro soggetto considerato “vicino” ad ambienti criminali. Le indagini, avviate nel dicembre 2021, hanno consentito di inquadrare il citato evento delittuoso nell’ambito di un regolamento di conti riguardante il presunto autore di un precedente omicidio. 

DROGA, INTIMIDAZIONI E INFILTRAZIONI NELL’ECONOMIA

Le molteplici attività investigative concluse nella provincia di Agrigento nei confronti di cosa nostra e stidda fanno emergere il consueto e tradizionale ricorso alle estorsioni, accompagnate dalle ormai note forme di intimidazione, che rappresentano una fonte primaria di sostentamento delle famiglie mafiose e un importante strumento di controllo del territorio. Un’altra redditizia attività illecita è costituita dal traffico di sostanze di stupefacenti, i cui esiti investigativi hanno documentato, tra l’altro, l’esistenza e l’operatività di mirati sodalizi anche nei Comuni di Agrigento, Ribera, Favara, Licata e Canicattì. Nel primo semestre 2022 l’attività di contrasto alla criminalità organizzata si è sviluppata anche sul fronte della prevenzione amministrativa con l’emissione di 2 provvedimenti interdittivi emessi dal Prefetto di Agrigento a carico di società nei cui confronti erano stati rilevati elementi sintomatici di un condizionamento mafioso. Nell’ambito delle prerogative assegnate all’Autorità di pubblica sicurezza in tema di prevenzione delle infiltrazioni mafiose nell’economia legale, il 4 maggio 2022 alla Prefettura di Agrigento è stato sottoscritto il Protocollo di legalità, tra il Ministero dell’Interno e la locale Associazione Nazionale Costruttori Edili, volto a rafforzare il sistema di prevenzione nei confronti delle società attive nei settori maggiormente esposti al rischio di infiltrazione mafiosa. Da segnalare, infine, l’esecuzione nel periodo di riferimento di una confisca definitiva a carico di un imprenditore edile-agricolo ritenuto “vicino” alla famiglia di Castronovo di Sicilia (PA) e che ha riguardato beni immobili ubicati in Castronovo di Sicilia (PA) e Palermo, per un valore complessivo di oltre 400 mila euro.

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