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Droga tra Agrigento, Licata e Canicattì: prosciolti quattro imputati 

L’indagine, che cristallizza numerosi episodi di spaccio tra il 2013 ed il 2014, è considerata un segmento investigativo dell’operazione Vultur

Pubblicato 1 ora fa

Erano finiti a processo con l’accusa di far parte di una vera e propria organizzazione in grado di trafficare droga in gran parte della provincia di Agrigento. In primo grado era stato escluso il reato di associazione a delinquere ma comunque erano state inflitte pesanti condanne per detenzione ai fini di spaccio. Due anni dopo la Corte di appello di Palermo, presieduta dal giudice Adriana Piras, riqualifica le ipotesi in “lieve entità” e dichiara prescritti i reati. Sono stati così prosciolti, con una sentenza di non luogo a procedere, quattro imputati coinvolti in un’inchiesta che aveva fatto luce su un traffico di droga Agrigento, Licata, Canicattì e Ravanusa: si tratta di Salvatore Nobile, 58 anni di Favara (condannato in primo grado a 6 anni, 10 mesi e 20 giorni di reclusione), difeso dagli avvocati Giovanni Castronovo e Girolamo D’Azzò; Filippo D’Oro, 69 anni di Favara (condannato in primo grado 4 anni, 10 mesi e 6 giorni di reclusione), difeso dall’avvocato Maria Alba Nicotra; Elio Magrì, 62 anni di Castrofilippo (condannato in primo grado a 5 anni, 6 mesi e 20 giorni di reclusione), difeso dall’avvocato Antonino Gaziano; Natale Vinciguerra, 45 anni di Catania (condannato in primo grado a 6 anni, 9 mesi e 20 giorni di reclusione), difeso dall’avvocato Giuseppe Ragazzo.

L’indagine, che cristallizza numerosi episodi di spaccio tra il 2013 ed il 2014, è considerata un segmento investigativo dell’operazione Vultur che portò alla luce i nuovi assetti all’interno della famiglia mafiosa di Camastra. L’inchiesta prende spunto da una indagine della Squadra Mobile di Agrigento e riguarda un traffico di droga che si sarebbe esteso tra la Città dei Templi, Canicattì, Licata e Ravanusa acquistando la droga, specialmente cocaina, a Catania. I fatti contestati risalgono al biennio 2013-2014. Secondo l’accusa si tratterebbe di una vera e propria banda (il resto associativo è stato però escluso) dedita al traffico di sostanze stupefacenti al vertice della quale ci sarebbero stati Angelo Allegro e Rosario Orazio Cavallaro. Quest’ultimo, che ha scelto il rito ordinario, sta scontando già una condanna a trent’anni di reclusione (in primo grado era stato condannato all’ergastolo) per essere stato l’esecutore materiale dell’omicidio del licatese Angelo Carità, 56 anni, assassinato il 2 aprile del 2018, giorno di Pasquetta.

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