Palermo

Truffa su bonus edilizi, indagato imprenditore antimafia

Indagato imprenditore Giuseppe Piraino, anni fa diventato uno dei più noti esponenti dell'antimafia per aver puntato il dito contro il racket del pizzo

Pubblicato 7 ore fa



Nasce dall’esposto presentato, a luglio del 2023, da una palermitana proprietaria di un appartamento, l’inchiesta della Procura del capoluogo siciliano su 15 truffe legate ai bonus edilizi, la maggior parte per il rifacimento delle facciate, che sarebbero state messe a segno dall’imprenditore palermitano Giuseppe Piraino, anni fa diventato uno dei più noti esponenti dell’antimafia per aver puntato il dito contro il racket del pizzo.

La donna ha presentato una denuncia nei confronti del costruttore, legale rappresentante della Mosina Costruzioni s.r.l., la società che si era aggiudicata i lavori di rifacimento della facciata del suo palazzo. L’assemblea condominiale aveva affidato a dicembre del 2012 le opere alla Mosina Costruzioni s.r.l. contando sul cosiddetto bonus facciate 90%. Contemporaneamente era stato stipulato il contratto di appalto e, con bonifico, a fine 2021, il condominio aveva versato alla Mosina 26.715,93 euro, cioè il 10% della somma non coperta dal bonus statale. Dopo l’avvio dell’iter – con la certificazione di congruità delle spese sostenute che ammontavano a 267mila euro e la comunicazione dell’inizio lavori – l’amministratore di condominio ha reso noto all’Agenzia delle Entrate l’opzione scelta dello sconto in fattura del 90% con cessione dei crediti fiscali per “bonus facciate”. Ma i lavori, che si sarebbero dovuti completare entro 120 giorni, non sono mai stati terminati.

E la ditta si è limitata a montare i ponteggi e poco altro. Piraino, dunque, non avrebbe mai maturato il credito d’imposta a seguito della cessione da parte del condominio, visto che i lavori non erano stati portati a compimento. L’inchiesta, che ha passato in rassegna una serie di appalti della Mosina, ha accertato che il caso segnalato nella denuncia era tutt’altro che isolato. E che per il costruttore incamerare, attraverso il meccanismo dello sconto in fattura, crediti d’imposta illegittimi, in parte da cedere per monetizzarli ed in parte da usare in compensazione, era una prassi. Le truffe scoperte dalla Finanza sarebbero 15. 

Per il gip di Palermo in Giuseppe Piraino, imprenditore noto per le sue battaglie antimafia ora indagato per 15 truffe sui bonus edilizi, c’era la totale assenza di remore nella commissione dei raggiri. Gli ignari condomini a cui affidava i lavori, invece lo sceglievano perché la sua società, la Mosina srl, era tra le ditte edili più attive a Palermo nel rifacimento delle facciate e sembrava solida visto il gran numero di cantieri attivi. Ma la realtà era molto diversa. Infatti, fino al 2020 prima dei 37 contratti di appalto sottoscritti, la Mosina era una s.r.l.s. con un capitale sociale pari a 1.250 euro e due soli dipendenti. E’ il racconto degli inquirenti della genesi della truffa sui bonus edilizi messa a segno dall’imprenditore.

Nel 2021 la svolta, quando la massiva e sistematica sottoscrizione di commesse private ha fatto esplodere il fatturato attivo, è cominciata la corsa alla fatturazione anticipata degli appalti entro fine 2021 e la necessità di assumere prima 42 e poi 97 dipendenti. Poi c’è stata l’apertura incontrollata dei cantieri e l’emissione anticipata di fatture per importi milionari e l’impresa ha dovuto fronteggiare molti problemi: dai lavori non conclusi per la mancanza di organizzazione nella gestione di un numero così significativo di commesse, alla carenza della liquidità necessaria per l’esecuzione delle opere causata dall’applicazione di uno sconto in fattura quasi totale (90% del fatturato), e la creazione di un debito Iva pari a circa un milione di euro, che la società non ha mai assolto.

A quel punto Piraino, pensando di portare a compimento i lavori aggiudicati e al tempo stesso di maturare crediti d’imposta milionari in caso di fatturazione emessa con lo sconto del 90% entro la data del 31.12.2021, “ha – dicono i pm – deliberatamente e sistematicamente assunto un numero di commesse spropositato e incongruo rispetto all’assetto economico-patrimoniale della società, spesso limitandosi, per non perdere le agevolazioni, ad avviare le attività con il solo montaggio del ponteggio, così inducendo in errore l’ente erogatore circa la sua capacita di ottemperare a quanto promesso con gli appalti, e quindi nel riconoscimento del beneficio del credito d’imposta”. “La consapevolezza circa l’illiceità del comportamento adottato – proseguono – si rileva anche dal fatto che in almeno tre casi la consegna del cantiere con contestuale avvio dei lavori viene retro-datata al 30.12.2021”.

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