Inchiesta Cuffaro, Schifani: “Ho rimosso un sistema-partito”
Lo afferma il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, in un'intervista al quotidiano La Sicilia, sulla scelta di rimuovere dalla sua Giunta due assessori della Dc
“La revoca degli assessori della Dc è un atto dovuto, irrinunciabile e inevitabile. Si tratta di una scelta di carattere esclusivamente politico, fondata sull’incompatibilità della presenza di un partito che ha il fondatore e il capogruppo indagati per fatti che, al di là degli sviluppi processuali, hanno già oggi una loro pregnanza. Oggi la presenza della Dc in giunta confligge con i principi fondamentali di trasparenza che il mio governo si è sempre imposto”. Lo afferma il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, in un’intervista al quotidiano La Sicilia, sulla scelta di rimuovere dalla sua Giunta due assessori della Dc dopo la richiesta della Procura di Palermo di arrestare il leader di quel partito, Salvatore Cuffaro per presunti appalti truccati, sottolineando di “non avere mai preso in esame l’ipotesi di azzeramento” della Giunta,” né “l’idea di abbandonare”.
“L’inchiesta coinvolge direttamente i vertici del partito e il suo fondatore – spiega Schifani – ipotizzando l’esistenza di un sistema di gestione finalizzato a commettere reati”. E alla domanda sulla presenza nella sua giunta di due assessori, Amata (Fdi) e Sammartino (Lega), la prima indagata e il secondo a processo per corruzione, il presidente Schifani risponde osservando che “alla Dc vengono contestati reati di un ‘sistema partito’ nei confronti dei cui vertici è stato richiesto l’arresto a causa della gravità degli elementi di accusa raccolti.”, mentre gli altri “sono comportamenti che fanno riferimento ai singoli assessori”, quindi, aggiunge, sono “due livelli completamente distinti”. Schifani ribadisce di essere “in continuo contatto con Tajani, con cui il rapporto è strutturato: l’ho tenuto sempre informato sull’andamento della situazione siciliana” e che ha “un ottimo rapporto con Giorgia Meloni”.
Sulle dimissioni richieste dal Pd e sul commissariamento della Regione sollecitato da Calenda, il governatore replica che “siamo in democrazia, ognuno può esprimere le proprie opinioni purché non si travalichi nelle offese gratuite a un’intera popolazione e “commissariare la Sicilia” è uno slogan che ci offende al di là della sua palese impraticabilità costituzionale”. “Sarebbe un sacrilegio, una pazzia, staccare la spina a questo governo – sostiene Schifani – significherebbe pregiudicare un momento magico che sta vivendo la Sicilia. Perciò vado avanti: rispetto il mio impegno con i siciliani”.


